E come ogni anno, giunge l’atteso Decreto Flussi. È di 30.850 la quota massima di lavoratori subordinati, stagionali e non stagionali, nonché di lavoratori autonomi che potranno entrare regolarmente quest’anno nel nostro Paese. Un numero irrisorio.
Lo stabilisce il decreto flussi 2018, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 16 gennaio. Le istanze possono essere presentate, fino al 31 dicembre 2018, utilizzando la procedura informatica allestita dal Ministero dell’Interno. Da oggi, è aperta la compilazione e il contestuale inoltro delle domande per lavoro non stagionale e autonomo. Scendendo più nel dettaglio della ripartizione delle quote, va fatto rilevare che, per quanto riguarda il lavoro non stagionale e autonomo, sono previsti 12.850 ingressi di cittadini non comunitari, comprese le quote (9.850) riservate alla conversione in permessi di soggiorno per lavoro subordinato e per lavoro autonomo di permessi di soggiorno rilasciati ad altro titolo.
Il ministero ha poi previsto che potranno entrare in Italia, quest’anno, 18mila cittadini non comunitari residenti all’estero, da ripartire tra le regioni e le province autonome, per lavoro stagionale per le esigenze del settore agricolo e del settore turistico-alberghiero. La quota riguarda lavoratori subordinati stagionali non comunitari cittadini di: Albania, Algeria, Bosnia-Herzegovina, Corea (Repubblica di Corea), Costa d’Avorio, Egitto, El Salvador, Etiopia, Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Filippine, Gambia, Ghana, Giappone, India, Kosovo, Mali, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia, Ucraina. Per questi ultimi, sarà possibile, da domani precompilare la domanda, e successivamente, dal 31 gennaio 2018, inviarla.
Va ricordato che il decreto flussi è attualmente l’unico strumento per entrare legalmente in Italia, a parte i ricongiungimenti familiari e le domande di asilo (compresa la strada dei corridoi umanitari).
Occorre tuttavia sottolineare che il decreto flussi, usato più come strumento di regolarizzazione a posteriori che come un reale strumento di programmazione degli ingressi, ha conosciuto un continuo declino. Negli ultimi anni sono stati autorizzati ad arrivare nel nostro paese quasi esclusivamente lavoratori stagionali e autonomi (poche migliaia l’anno), mentre gli effetti della crisi economica sono stati evocati per giustificare il blocco degli ingressi dei lavoratori stranieri dipendenti in altri settori del mercato del lavoro. Una scelta miope che ha di fatto condannato molte persone che sono riuscite a raggiungere l’Italia a restare prive di un’autorizzazione al soggiorno o a ricorrere alla richiesta di protezione internazionale.