I social servono anche, e soprattutto, a questo. Perché aprendo Facebook al mattino, spesso si accede a notizie che non hanno risonanza a livello nazionale, nonostante la loro gravità, ma fortunatamente circolano rapidamente in rete, provocando la nostra reazione.
E’ quanto accade delle foto pubblicate, qualche giorno fa, sul profilo del consigliere comunale di Forza Italia a Massa, Stefano Benedetti (proveniente dall’MSI, poi nelle file de La Destra, e oggi vicino al sodalizio che vede la Lega Nord allearsi con casa Pound). Il consigliere ha protestato contro il Comune per l’assegnazione di una casa popolare a una famiglia sinta di 8 persone, che fino a quel momento risultava accampata nel parcheggio di Mirteto. Benedetti si fa fotografare mentre appone sotto il cartello d’ingresso in città (a Massa e a Turano) la scritta “denomadizzata”. Commentando che la casa popolare “non doveva essere data a questi zingari perché non ne avevano reale bisogno, essendo accampati nel parcheggio, dove disponevano comunque di un posto per vivere con tanto di servizi” (quali!!, ndr), non ne avevano diritto “non essendo italiani e massesi” (ignorando che invece sono proprio italianissimi e massesi di residenza, oltre che inseriti nelle graduatorie delle case popolari, ndr), “non ne avevano fatto domanda e non sono stati graditi ai residenti dello stesso condominio, che non hanno alcuna intenzione di convivere con questa gente”(!!). Il consigliere azzurro, inoltre, incalza: «Difficile comprendere il motivo per il quale per l’ennesima volta (!), è stata favorita una famiglia di nomadi rispetto a chi è molto più radicato sul territorio e vive da anni in condizioni di estremo disagio sociale ed abitativo. Bisogna forse trasformarci in zingari per farci riconoscere i nostri diritti umani, oppure, vi decidete una volta per tutte a iniziare a prendere in considerazione anche i nostri simili, cioè gli italiani e i massesi, coloro che questo territorio lo vivono da sempre e vi sono fortemente radicati?».
Ma non è tutto. Scavando in rete, scopriamo che Benedetti non è nuovo a queste sortite razziste e che, anzi, da tempo, è realmente ossessionato da questa sorta di mission “denomadizzazione”. Benedetti s’ispira a Storace (La Destra), il quale, nel 2008, in piena campagna elettorale, prometteva di “denomadizzare Roma”, spiegando in modo “illuminante” sul blog del suo partito la definizione di questo nuovo concetto (“Denomadizzare la città significa renderla libera dal ricatto di comunità che rifiutano le regole del vivere civile. La nuova amministrazione comunale dedicherà una politica ad hoc per controllare con i propri vigili quello che accade nei campi rom, la maggior parte dei quali da sgomberare, soprattutto per controllare le condizioni di vita dei bambini, e da localizzare lontano dai centri abitati. Promuoveremo una politica di espulsione per chi non è in regola con la legge”). E Benedetti, proprio nel 2008, gli fa eco: «Vogliamo “denomadizzare” Massa, cioè cacciare i rom di passaggio e quelli che vivono al campo del Lavello, che confina con decine di abitazioni sul nostro versante e con il “nulla” su quello carrarese». Dalle numerose cronache locali che lo vedono come protagonista, apprendiamo che Benedetti ce l’ha indistintamente con rom e sinti, cittadini comunitari dell’est e non comunitari, attivando il peggior bagaglio di stereotipi razzisti a seconda del bersaglio prescelto: attentano alla sicurezza, delinquono, rubano, portano malattie, sono sporchi, bivaccano nelle piazze, rendono indecorosa la città. I rom e sinti, poi, in particolare, “non si vogliono integrare, ma rimanere zingari, per cui vanno respinti ai loro paesi d’origine, senza buonismi e incertezze”.
Il consigliere, oltretutto, cavalcando gli eventi, si lascia trasportare e dimostra anche mancanza di coerenza, quando, a seguito dell’incendio del 19 marzo, nei pressi dello stadio degli Oliveti, che ha lasciato venti persone rom senza un tetto sotto il quale dormire, dichiara: «Perché tollerano e non agiscono per mettere in sicurezza l’area interessata per garantire l’incolumità degli stessi residenti? Essendo spesso privi dei normali servizi pubblici, i nomadi si devono attrezzare e per questo motivo all’interno dei campi si trovano bombole del gas, fuochi accesi, fornellini, stufe, griglie e quant’ altro di utile per la sopravvivenza. Tutto ciò per dire che i campi abusivi dei rom sono un pericolo per loro stessi e per i residenti del luogo, ancor di più, se si considera che non sono quasi mai frequentati da assistenti sociali, polizia municipale, forze dell’ordine ed altre istituzioni che dovrebbero, comunque, accertare e monitorare costantemente le condizioni di vita e la presenza di eventuali pericoli. Chiedo al sindaco di Massa e al prefetto di Massa Carrara di prendere atto della grave pericolosità dei campi abusivi e dei conseguenti pericoli, assumendo tutte le iniziative necessarie ad eliminarli completamente dal nostro territorio, effettuando, prima, un accurato monitoraggio per individuare tutti i siti presenti a Massa, provvedendo, poi, all’evacuazione degli abitanti e alla demolizione dei campi, compreso quello abusivo di Mirteto sito all’interno di una parcheggio pubblico» (Il Tirreno, 22 marzo 2015, “Campi rom, Benedetti chiede controlli”). Non si capisce come, fino a qualche giorno fa, Benedetti consideri i campi un’alternativa valida per gli “zingari”, “un posto per vivere con tanto di servizi” rispetto alle case popolari, e poi invece, dopo qualche giorno, li presenti come luoghi altamente pericolosi e assolutamente da smantellare.
Non ci rincuora neanche il sindaco di Massa, Alessandro Volpi, Ds, il quale, in un trafiletto su Il Tirreno del 20 marzo, dichiara: «Un alloggio agli sfollati del campo nomadi degli Oliveti? Non capisco a che titolo lo possano chiedere, non credo sia fattibile. Va detto però che il comandante dei vigili urbani, mi ha già fatto una relazione dettagliata sull’accaduto e mi ha detto che ormai in quell’area non c’è più nessuno. Segno che non hanno bisogno di avere una casa. In passato avevamo avuto delle segnalazioni, mi hanno detto che una comunità era stata allontanata, ma evidentemente qualcuno c’è tornato. Faremo controlli giornalieri, nessuno potrà più occupare quell’area. È un impegno che ci prendiamo, d’ora in poi non potranno esserci di queste sorprese».
Ne deduciamo che, da destra a sinistra, in modo trasversale, l’unica e sola preoccupazione è quella di “ripristinare l’ordine”, “sgomberare”, “ripulire”. Sordi ai numerosi richiami dell’Europa. Ciechi di fronte all’obbligo di un superamento dei campi e di tutti i pregiudizi che portano con sé.