E’ slittata a martedì la discussione al Senato sul ddl sulle pene alternative – rinominato dalla Lega Nord “svuotacarceri” – al cui interno si inserisce il dibattito sull’eliminazione del “reato di ingresso e soggiorno illegale”: la decisione, annunciata dal presidente di turno Maurizio Gasparri, è stata presa dalla conferenza dei capigruppo.
Era stato il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda a chiedere ai capigruppo di riunirsi per decidere un eventuale slittamento, visto l‘ostruzionismo messo in atto dalla Lega Nord. I senatori del Carroccio hanno infatti presentato 250 proposte di modifica al ddl, intervenendo durante la discussione per 20 minuti ciascuno, di fatto bloccando i lavori.
A questa forma di protesta se ne è aggiunta un’altra, ossia l’occupazione dell’ufficio del Presidente del Senato Pietro Grasso da parte del capogruppo della Lega al Senato Massimo Bitonci, insieme ai due vice presidenti della Lega Raffaele Volpi e Sergio Divina e, stando all’ufficio stampa della Lega, anche al senatore Jonny Crosio.
L’irruzione nell’ufficio sarebbe stata dovuta, secondo Bitonci, a un mancato rispetto del regolamento del Senato: “mentre si discuteva di un altro provvedimento, quello sulle demolizioni edilizie abusive, Grasso assente, la presidente di turno, Fedeli, ha deciso di invertire l’ordine del giorno, riproponendo la discussione dello svuotacarceri”. Di parere opposto Fedeli, secondo la quale “non c’è stata alcuna violazione del regolamento al Senato: l’assemblea questa mattina ha ripreso l’esame del disegno di legge sulle pene alternative al carcere, come previsto dal calendario approvato mercoledì scorso anche dal gruppo della Lega. Nel pomeriggio di ieri, a causa di una temporanea indisposizione del relatore Casson, era stata unanimemente concordata l’inversione dell’ordine del giorno limitatamente a quella seduta con l’intesa che questa mattina si sarebbe ripreso il provvedimento contestato dalla Lega”.
E mentre i leghisti diffondevano fotografie per testimoniare la propria presenza nell’ufficio, Fedeli smentiva l’occupazione e lo staff di Grasso pubblicava sul profilo Facebook e Twitter del Presidente del Senato una foto dell’ufficio, vuoto.
Al di là delle polemiche, resta però nitido che il punto in questione è un altro, ossia l‘eliminazione del reato di ingresso e soggiorno illegale: “Noi non vogliamo che venga cancellato”, ha specificato Bitonci.
La presa di posizione della Lega si accompagna a un inasprimento delle offese verbali nei confronti della ministra Kyenge, mai del tutto sospese ma che in questi giorni sono riprese con estrema aggressività.
Solo ieri Jonny Crosio ha urlato in aula: “Non toccate la Padania o scateniamo l’inferno”, sventolando una copia del quotidiano, imitato dai colleghi. Il riferimento è alle polemiche suscitate dalla scelta del quotidiano leghista – contro cui l’associazione Carta di Roma ha presentato un esposto – di pubblicare gli appuntamenti della ministra: una scelta difesa dagli esponenti del Carroccio, primo fra tutti il Presidente della Regione Lombardia Maroni, che si dice stupito: “Non capisco perché contestare il ministro Kyenge sia razzismo e contestare il presidente Maroni sia invece un atto di grande democrazia”. Gli fa eco il segretario del Carroccio Matteo Salvini – che tra l’altro ha incontrato ieri Marine Le Pen, segretaria del partito francese di estrema destra Front National -: annunciando una manifestazione sotto 30 carceri prevista per sabato, ha affermato che la ministra “lavora contro gli italiani”.
Nessuna scusa quindi da parte della Lega, anzi: la direttrice del giornale Aurora Lussana, secondo la quale la ministra godrebbe di “immunità razziale”, afferma: “Noi non ce l’abbiamo con la Kyenge per il suo essere di colore ma perché porta avanti una propaganda filo-immigratoria sull’abolizione della Bossi-Fini e sullo ius soli che non ci rappresenta”.
Sarà. E’ vero però che sono numerose le volte in cui le critiche leghiste alle proposte politiche della ministra Kyenge vengono accompagnate, più che da idee programmatiche, da un linguaggio violento e apertamente razzista. (Tanto che tempo fa abbiamo promosso un appello in solidarietà con la ministra link).
Non serve andare indietro – ma nemmeno troppo- nel tempo, citando, uno su tutti, il vicepresidente del Senato Calderoli e il suo: “Quando vedo Kyenge penso a un orango” (ne abbiamo parlato qui).
Basta leggere alcuni commenti dei sostenitori leghisti sulla pagina Facebook di Salvini (tra gli altri, “lurida scimmia”, “a casa”..). Basta guardare la “provocazione” del deputato leghista Gianluca Buonanno che ieri, durante il question time con il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, si è tinto la faccia di nero dichiarando: “I nostri cittadini dovrebbero dire di essere neri per essere ascoltati”.
Come ha affermato la ministra Kyenge, la Lega Nord sta facendo “campagna elettorale, cercando di utilizzare strumenti democratici in maniera sbagliata per deviare il pensiero delle persone”.
“Credo questo sia il momento – ha proseguito Kyenge – che la politica si svegli e che non si perda l’occasione di dire che l’Italia pretende molto di più, il rispetto delle persone, della carica che rivestono e del messaggio che vogliono infondere. La politica si deve alzare tutta, perché qui è in pericolo la democrazia”.