555: sono i “crimini d’odio”, ovvero gli atti di rilevanza penale compiuti sulla base di un movente discriminatorio, registrati dalla polizia italiana e segnalati a Odhir, relativi al 2015. Di questi, 369 sono reati commessi sul territorio italiano con movente razzista – commessi sulla base del pregiudizio legato al colore della pelle, alla provenienza nazionale, all’appartenenza a una minoranza, alla cittadinanza, alla lingua -, di cui 37 si riferiscono a minacce (l’80.4% del totale delle minacce registrate dalle forze dell’ordine) e 30 a aggressioni fisiche (il 44% delle aggressioni totali).
45 delitti di odio hanno colpito persone LGBT e 141 casi sono invece riferiti a persone con disabilità o ad altri gruppi soggetti a stigmatizzazioni. Alle segnalazioni effettuate da parte della polizia, vanno aggiunti altri 101 casi segnalati a Odhir dalle organizzazioni della società civile, tra le quali Lunaria: 40 aggressioni fisiche, di cui 27 per razzismo e 5 specificatamente subite da cittadini rom e sinti; 7 minacce; 54 danni a beni e proprietà di cui 27 hanno un movente razzista, 9 hanno coinvolto persone di fede musulmana e 7 cittadini rom.
E’ questo il quadro nazionale che emerge dai dati pubblicati da Odhir – l’Ufficio per la democrazia e i diritti umani dell’Osce (Organization for Security and Co-operation in Europe) – nel report annuale sui delitti d’odio – hate crimes, nella più nota espressione anglofona – relativo al 2015. Una panoramica che non si discosta molto da quelle passate, sia rispetto ai dati forniti dalla polizia – 596 i casi registrati dalla polizia per il 2014, 472 per il 2013 – sia rispetto alle problematiche generali riscontrate: in particolare, ‘under-reporting and gaps in recording‘, vale a dire il permanere di difficoltà e resistenze delle vittime a denunciare le violenze subite e la mancanza di un sistema istituzionale efficiente di raccolta e archiviazione delle denunce. A tal proposito, vale la pena sottolineare che dal 2012 in poi si nota un notevole aumento delle violenze di matrice razzista, religiosa, di genere o di orientamento sessuale: una tendenza che, come sottolinea Odhir, non significa necessariamente un aumento della ricorrenza dei casi, ma piuttosto un maggiore attivismo istituzionale nel fornire i dati. Del resto, proprio le difficoltà che ancora si presentano rispetto alla raccolta delle denunce – uno degli aspetti maggiormente evidenziati anche nell’ambito progetto europeo Together: fighting against hate crimes, di cui Lunaria è partner – rendono difficoltosa la rappresentazione di quella che è la situazione reale: detto altrimenti, se le forze dell’ordine registrano solo le violenze denunciate, e solo una piccola parte delle vittime di violenza sporge denuncia, va da se che l’immagine restituita dai dati ufficiali è destinata a risultare parziale.
Emergono così alcune differenze tra i dati riportati dalle forze dell’ordine e quanto segnalato da associazioni e ong: a titolo esemplificativo, Lunaria riporta l’omicidio di un cittadino del Mali e, insieme all’Associazione 21Luglio, l’uccisione di un cittadino Rom: due omicidi mossi da razzismo, contro il dato istituzionale che ne riporta solo uno. Un caso che ben esemplifica la necessità di una maggiore collaborazione tra istituzioni e società civile, a favore di un’informazione più corretta e dettagliata, imprescindibile per comprendere la realtà attuale e mettere a punto gli strumenti necessari.
L’Italia si distingue inoltre per non essere in grado ad oggi di fornire dati sui procedimenti giudiziari avviati e sulle sentenze di condanna adottate con riferimento ai delitti di odio. Il report di Odhir non si concentra solo sull’Italia: sono infatti 41 i paesi che hanno inviato informazioni all’Ufficio, 17 dei quali sono stati in grado di fornire dati dettagliati distribuiti a seconda della tipologia del movente discriminatorio. Oltre alle forze dell’ordine, hanno inviato segnalazioni anche 111 associazioni della società civile operanti in questi stessi paesi relative a 5.357 delitti d’odio.
Focalizzando l’attenzione su razzismo e xenofobia, sono 16 i paesi che hanno fornito dati e statistiche ufficiali, mentre le organizzazioni della società civile hanno coperto, con le informazioni inviate, 27 paesi, riportando in tutto 686 delitti, tra cui 339 aggressioni, 105 minacce, 242 attacchi a beni e proprietà.
Per questa, come per le altre categorie analizzate, la situazione tra i vari paesi risulta molto diversa, e tale difformità appare legata proprio al livello di efficienza dei sistemi di rilevazione: ad esempio, in Grecia sono 60 i delitti d’odio segnalati dalle forze dell’ordine, contro i 303 riferiti dalla società civile; in Germania, la polizia ha riportato 3.046 delitti d’odio, rispetto ai 378 evidenziati dalle associazioni. Nel Regno Unito i dati sono raccolti dall’Association of Chief Police Officers, dal Crown Prosecution Service e dal Ministero degli Interni e sono pubblicati regolarmente, le istituzioni conducono regolari indagini sul fenomeno e contrastano attivamente la tendenza dell’under reporting. Non stupisce dunque che il dato ufficiale sui delitti d’odio nel 2015 si discosti ampiamente da quello fornito dagli altri paesi, raggiungendo i 62.518 casi.
Qui il report Odhir, con i dati relativi ai diversi paesi.