Una cittadina straniera deposita una domanda per l’indennità di maternità di base ex art. 74 d.lgs 151/01. Nel modulo comunale prestampato per la domanda, non essendo contemplata l’ipotesi del permesso unico lavoro, la donna mette la crocetta sulla condizione di lungo soggiornante, allegando nel contempo il suo effettivo permesso di soggiorno. Il Comune le rigetta la domanda per autocertificazione falsa. Allora, la donna propone un ricorso presso il Tribunale di Monza contro il Comune e l’Inps. Il giudice accoglie il ricorso (ordinanza ex art. 702 ter c.p.c., RG n. 2355/18 del 28/04/2019), dopo aver accertato e dichiarato il carattere discriminatorio della condotta. Con ricorso depositato in data 24/5/2019, il comune di Cinisello Balsamo impugna l’ordinanza emessa dal Tribunale di Monza. Con la sentenza n. 2171/2019, pubblicata il 11/02/2020, la Corte d’Appello di Milano respinge la tesi del comune secondo la quale l’istante avrebbe falsamente dichiarato di essere in possesso del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, mentre invece era in possesso del permesso di soggiorno per motivi familiari. Secondo il primo giudice, non sussisteva alcuna falsità in quanto innanzitutto nel modulo predefinito da compilare non era indicato il permesso per motivi familiari e comunque l’istante aveva allegato il titolo, quindi non aveva fatto alcuna dichiarazione sostitutiva, ragione per cui non sussisteva nemmeno un intento doloso. Ha quindi ritenuto il permesso di soggiorno per motivi familiari idoneo per ottenere il beneficio (ai sensi dell’art.12 Direttiva 2011/98) e conseguentemente discriminatoria la condotta del comune in ragione della nazionalità dell’istante e dell’assenza del permesso di soggiorno di lunga durata.