Il quotidiano intitola: "Marmi e bassorilievi, ecco il tesoro dei rom accumulato con droga e usura in Abruzzo". L'articolo in questione, oltre a ricorrere ad una terminologia stigmatizzante, è basato su un immaginario che attinge ampiamente da stereotipi negativi e luoghi comuni. Le considerazioni del giornalista, irrilevanti ai fini dell'informazione e basate meramente su ipotesi e pregiudizi, in contrasto con i principi stabiliti dalla Carta di Roma, hanno l'esito di alimentare allarme sociale e manifestazioni di razzismo nei confronti dei cittadini rom ("La prima cosa che fanno, quando comprano una casa, è ristrutturarla. C'è chi ha speso fino a 165mila euro (tutti in contanti) per trasformare un anonimo villino a due piani della periferia pescarese, in una villa sfarzosa dotata di tutti i comfort … i rom dai facili guadagni hanno facile anche il portafogli. A cominciare dagli uomini che, negli anni, non hanno smesso di scommettere sui cavalli e di giocare d'azzardo nelle bische clandestine che ancora esistono e dove, arrivano a giocarsi anche le case … E poi i night di cui i rom sono gran frequentatori. E questo nonostante le loro mogli di polso, in grado di accudire fino a dieci figli, di spacciare lo stupefacente in casa (ma in quella popolare che la maggior parte continua a usare come market) e, nello stesso tempo, brave a far risplendere i marmi delle preziose dimore").