E’ l’ultim’ora. Il presidente della Commissione europea incontrerà a Bruxelles giovedì prossimo il presidente dell’Ungheria, Viktor Orban, e il vice cancelliere austriaco, Reinhold Mitterlehner, per discutere di immigrazione, anche e soprattutto alla luce di quanto sta accadendo negli ultimi giorni. L’Austria, dal canto suo, sta progressivamente aumentando i controlli alla frontiera e, ieri, quattro treni partiti da Budapest con destinazione Vienna, con a bordo centinaia di migranti, sono stati fermati al confine e le autorità austriache li hanno tenuti fermi per ore, con controlli a bordo (facendo anche scendere alcune persone). La polizia ungherese, invece, poche ore fa, ha sgomberato la piazza davanti alla stazione Keleti, nel centro di Budapest. Contro i migranti, che si sono accalcati nella speranza di poter partire, gli agenti hanno usato anche i lacrimogeni. Un doppio cordone di polizia ha chiuso le entrate della stazione, lasciando fuori centinaia di profughi seduti ai margini della piazza Baross.
Il ministro della Difesa ungherese, Csaba Hende, ha inoltre annunciato oggi in Parlamento l’invio di 3000-3500 militari sul confine sud del Paese, in sostegno alla polizia. Mentre il vicepremier ungherese, Janos Lazar, intervenendo in Parlamento, ha incolpato la cancelliera tedesca Angela Merkel del caos e dei disordini avvenuti.
Da Bruxelles arrivano anche le parole del vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans: “Serve andare rapidamente verso regole europee comuni sulla richiesta d’asilo, sapendo che solidarietà e responsabilità sono principi indissolubili. Le soluzioni comuni sono le uniche in grado di essere efficaci e durature (…) La filosofia del ‘ciascuno per se stesso‘ non ha mai portato a risultati positivi”, ha aggiunto Timmermans. Anche il premier francese Manuel Valls dice la sua da Calais, affermando di voler arrivare ad un “sistema unificato di asilo con un’armonizzazione di regole e di livelli di prestazioni” ed invita a “riflettere sull’impiego di guardie di frontiera europee”. Angela Merkel richiama l’Europa a “muoversi complessivamente”, a “condividere la responsabilità della tutela del riconoscimento del diritto di asilo”, facendo sapere che nell’Unione c’è “un grande accordo per aiutare l’Italia” nella crisi dei profughi. Il percorso per il riconoscimento reciproco nei 28 paesi del diritto d’asilo, tuttavia, è di “lungo periodo”, spiegano fonti Ue, “perché comporta una revisione legislativa” e ad oggi “non ci sono scadenze temporali previste”.
Secondo la tabella di marcia della Commissione Ue, la tanto attesa proposta legislativa dovrebbe arrivare entro fine dicembre, ma, vista la situazione, potrebbe esserci un’accelerazione. Intanto, si attende il consiglio straordinario dei ministri dell’Interno Ue fissato per il 14 settembre. Ma mentre in Europa si continua solamente a parlare senza agire concretamente, a far susseguire incontri e riunioni senza trovare un accordo immediato ed efficace, in mare e sulla terra si continua a morire (ne abbiamo parlato anche qui).