Nel nostro ultimo Libro bianco sul razzismo in Italia, ci siamo a lungo soffermati sulle “potenzialità” negative che il web può avere come veicolo di diffusione virale dell’odio razzista. E soprattutto, abbiamo sottolineato come l’odio in rete non rappresenti, oggi, soltanto un fenomeno “virtuale”, ma bensì pericolosamente concreto e reale. E la cronaca di questi ultimi giorni sembra darci, purtroppo, ragione. E’ un segnale inquietante, ma al tempo stesso indice del fatto che qualcosa si sta muovendo.
E’ notizia di ieri, infatti: un blitz antiterrorismo porta i Carabinieri del Ros ad arrestare 14 neofascisti (11 in carcere e 3 ai domiciliari) ritenuti i componenti di un’associazione clandestina denominata ‘Avanguardia Ordinovista’, che punta a “sovvertire l’ordine democratico dello Stato” e che ha come base Montesilvano, in provincia di Pescara. L’operazione è denominata “Aquila Nera”. Al vertice del gruppo “Avanguardia ordinovista”, che si rifà a Ordine Nuovo, gli inquirenti collocano Stefano Manni, 48 anni, accusato, tra le tante cose, di aver “utilizzato il web, ed in particolare Facebook, come strumento di propaganda eversiva, incitamento all’odio razziale e proselitismo”. Le indagini rivelano come, attraverso Facebook, Manni abbia realizzato un doppio livello di comunicazione e di reclutamento. Utilizzando un profilo pubblico inviava messaggi per alimentare tensioni sociali e suscitare sentimenti di odio xenofobo (“sgozzare”, “mandare a fuoco”, “violentare” e “sangue”, i termini usati nei post, oltre all’esaltazione dei forni crematori e di Hitler), nei confronti di immigrati, rom e ebrei. In un profilo privato, limitato ad un circuito ristretto di suoi seguaci, discuteva invece le progettualità e le finalità del gruppo, e ne organizzava le attività. Ad esempio: l’invito ad azioni punitive per chi ospita gli immigrati: “Con loro faremo i conti dopo: tu hai un albergo, hai giocato sulla pelle degli italiani, ospitando i baluba, facendo dare 50 euro al giorno ai baluba io non ti ammazzo, ammazzo i figli tuoi a futura memoria, affinché tu abbia un ricordo indelebile per tutta la vita, hai tradito il popolo italiano, il popolo italiano ti ripaga scannandoti tuo figlio davanti agli occhi”).
Contestualmente a questa notizia di rilievo nazionale, in merito alla pagina Facebook “I SEGUACI DEL DUCE” da noi segnalata il 13/02/2014, l’Unar ci ha informati che, a conclusione di un’istruttoria condotta dall’Ufficio e dalla Polizia Postale, è emerso l’oscuramento della pagina stessa: la segnalazione ha avuto dunque un esito positivo.
Che sia un segnale di buon auspicio per il nuovo anno, verso un controllo più severo e coeso, e verso una maggiore responsabilità e collaborazione da parte dei gestori dei social network e delle piattaforme web, per combattere la troppo facile diffusione dell’odio razzista in rete?