“Sindaco, attualmente a Largo Adua questo ragazzo è in lacrime. Non voglio vivere in una città così“. Lo ha scritto una ragazza di Bari sulla bacheca Facebook del sindaco della città, Antonio Decaro, dopo aver assistito all’aggressione di un giovane cittadino straniero. Tre persone si sarebbero avvicinate al giovane per rubargli della merce che stava vendendo – braccialetti e collanine. Al rifiuto del giovane i tre si sarebbero accaniti su di lui con calci e pugni. Solo l’intervento dei presenti, che hanno chiamato la polizia, ha impedito che la violenza degenerasse ancora. “Lo avrebbero massacrato”, hanno dichiarato i presenti alla polizia.
Solo 24 ore fa davamo notizia della brutale aggressione compiuta sul litorale leccese da due uomini ai danni di un 17enne della Nuova Guina, tra l’omertà dei presenti.
Oggi dobbiamo riportare altre due aggressioni: quella avvenuta a Bari, e un’altra, accaduta ieri a Novara, in Piemonte. Un cittadino del Ghana, residente in città da dieci anni, è stato aggredito da un italiano di 45 anni, che gli si è scagliato contro insultandolo per il colore della pelle. L’aggressore è stato fermato dalle forze dell’ordine e accusato di lesioni con l’aggravante della ‘discriminazione razziale’.
“Non voglio vivere in questa città”, scrive la ragazza che ha assistito all’aggressione a Largo Adua. In questo paese, verrebbe da dire guardando tutte le aggressioni che si vanno moltiplicando da nord a sud. Una quotidianità preoccupante, a tal punto che Amnesty International ha scritto al Presidente della Repubblica Luigi Mattarella a proposito del “clima culturale e politico che si è creato attorno alla questione dei migranti e dei rifugiati”. Una condizione che si va alimentando, da troppo tempo, di discorsi mediatici e politici di odio e disprezzo. E contro cui fare un lavoro culturale, sociale e politico di informazione, conoscenza, incontro. Affinché non si debba più leggere, né scrivere, la frase, disarmante e piena di sconforto, apparsa sulla bacheca del sindaco di Bari.