Il mese scorso avevamo evidenziato con piacere che l’Ordine dei Giornalisti del Veneto, attraverso un comunicato, aveva condannato espressamente l’uso di termini razzisti e discriminatori da parte di numerosi giornalisti, richiamandoli tutti al rispetto della Carta di Roma (vedi “Parole che discriminano” del 12 settembre).
In quest’ultimo mese, seguendo le vicende di cronaca nera italiana, ci siamo imbattuti prima nella vicenda dei due coniugi assassinati a Lignano (ne abbiamo parlato ne: L’essenza “balcanica” e lo “strano ordine” del 4 settembre), e poi subito dopo, in una sorta di delitto-fotocopia, quello dei due coniugi di Montelupone, in provincia di Macerata. In entrambi i casi ancora una volta abbiamo riscontrato che alcune testate hanno utilizzato un linguaggio discriminatorio e deontologicamente non corretto, parlando dei colpevoli o presunti tali di origine straniera, definendo, confermando e rafforzando stereotipi già ampiamente diffusi, se pur molto sottili.
In questi due ultimi episodi di cronaca, abbiamo rilevato nei titoli, sottotitoli e testi di articoli (in cui chi è presentato come colpevole è un immigrato) un’eccessiva sottolineatura della nazionalità di provenienza dei migranti in questione. Una simile forma di rappresentazione (o sovra-rappresentazione) finisce con l’enfatizzare l’informazione relativa alla nazionalità, presentandola come una sorta di dimensione “essenziale” della persona. La “spersonalizzazione” del soggetto, attraverso l’omissione del nome proprio, insieme all’uso di una forte aggettivazione negativa, completano il quadro.
Per esemplificare meglio, analizziamo insieme la vicenda di Montelupone attraverso i titoli e alcuni stralci di articoli da noi raccolti.
Cominciamo con il quotidiano “Il Resto del Carlino”, che ha seguito con una certa enfasi la vicenda. Dopo aver annunciato il 30 settembre la morte dei due coniugi, Paolo Marconi, 83 anni e la moglie, Ada Cerquetti, di 73, già il primo ottobre titola: “Omicidio di Montelupone, fermati due stranieri della zona. Un marocchino e un macedone”. Nell’articolo, si racconta: “Sono due gli stranieri fermati per il duplice omicidio dei due anziani coniugi. Si tratta di un marocchino di 40 anni con regolare permesso di soggiorno, disoccupato, che è sotto torchio nella caserma dei carabinieri, sospettato di aver ucciso la coppia durante una tentata rapina. Fermato anche un macedone di 24, che però avrebbe avuto un ruolo diverso nell’omicidio. Assieme a loro due, sta sfilando davanti agli investigatori tutta la piccola comunità straniera che abita in zona, perché è ormai certo che il killer ed eventuali suoi complici siano da ricercare qui. Secondo l’ipotesi di uno degli investigatori ad agire è stato ‘forse un balordo, comunque gente disperata, a caccia di un po’ di soldi e pronta a tutto’”. Nello stesso articolo, viene anche riportata la dichiarazione (non certo felice!) del sindaco Giuseppe Ripani: “Un’efferatezza inaudita, mai vista da queste parti. E un paese sotto choc, il dolore per i familiari di due persone stimatissime, conosciute e apprezzate da tutti, anche se in effetti, nel circondario, negli ultimi tempi c’è stata un’escalation di rapine a danni di anziani o in ville di professionisti, spesso commesse da stranieri”.
Sempre il primo ottobre, un titolo identico viene pubblicato sul quotidiano “Il Mattino”, mentre su ‘Tgcom24’ parlano i vicini di casa dei coniugi uccisi: “Qualcuno è venuto a suonare alla porta, erano le quattro del mattino – spiegano – diceva che stavano circolando i ladri nella zona e chiedeva di entrare. Era un ragazzo, scuro, forse aveva una trentina di anni. Noi non abbiamo aperto la porta, ci siamo affacciati alla finestra. Abbiamo detto che non ci serviva niente, che non c’erano i ladri, ed è andato via con un motorino”.
Il due ottobre, sempre “Il Resto del Carlino”, titola: “Montelupone, colpo di scena: il killer è il macedone, marocchino estraneo”. L’articolo conferma che “ha confessato l’imbianchino macedone di 28 anni, durante la notte davanti ai carabinieri. Scagionati i due marocchini inizialmente sospettati insieme ad Abdul”.
Anche il “Corriere della Sera” del 2 ottobre non è da meno (titolo ripreso anche da “Il Messaggero”): “Coniugi uccisi, il macedone confessa: è lui l’assassino e ha agito da solo”. E cosi, a ruota, anche le principali agenzie di stampa, sempre del 2 ottobre: “Anziani uccisi in casa, omicida è macedone” (Ansa); “Anziani massacrati, il macedone arrestato padre di tre figli” (Agi); “Anziani uccisi nel Maceratese, fermo per il macedone che ha confessato il delitto” (Adnkronos/Ign).
Nello stesso giorno, una particolare menzione merita la titolazione de “Il Giornale”, la cui redazione sembrerebbe non essere aggiornata: “I pensionati uccisi da un marocchino”. Ma più grave e pesante è la sottotitolazione, che “quasi inevitabilmente” fa riferimento all’altro delitto, quello di Lignano, anch’esso caratterizzato dall’eccessiva “etnicizzazione” degli assassini, in questo caso “cubani”: “In un altro tempo e in un’altra giustizia la bella Lisandra «da Cuba», approdata a Lignano nel sangue, si troverà in buona compagnia”. Il giornalista Andrea Acquarone scrive: “Servirebbe un nuovo girone per simili assassini nel giusto Inferno. Davanti potrebbe trovarsi un marocchino di 24 anni, H.K. Uno dei tanti, troppi immigrati sparpagliati nel il Belpaese a caccia di prede. Ma guarda un po’ con in mano tanto di regolare permesso di soggiorno. Nonostante fosse un ladro, più o meno conclamato. Ieri i carabinieri marchigiani lo hanno fermato insieme a un giovane macedone: lui per omicidio; l’altro è stato ascoltato in veste di ricettatore. Almeno per il momento. Avrebbe comperato in passato della refurtiva dal nordafricano. Che adesso è accusato di essere l’animale che all’alba di domenica ha massacrato a bastonate e coltellate una coppia di vecchietti. Una furia belluina”.
Poi, il 3 ottobre, sempre “Il Giornale” titola: “L’imbianchino macedone: «Ho ucciso i due anziani perché volevo i loro soldi»”. A scrivere questa volta è Diana Alfieri, che, oltre a sottolineare nel titolo il mestiere dell’assassino, è andata a visitare persino il profilo Facebook di Alili Abdul. “Dei suoi 124 amici telematici una ventina sono ragazzi italiani, per lo più marchigiani, mentre gli altri sono quasi tutti giovani balcanici che come lui si sono stabiliti sulla sponda occidentale dell’Adriatico”. E aggiunge: “La violenza costata la vita un uomo di 83 anni e alla moglie di 73 ha cambiato la percezione della sicurezza nelle campagne del paese, uno dei borghi più belli d’Italia, e una zona dove tutti si conoscono, pochi vivono dietro porte blindate, e l’atteggiamento verso gli stranieri, quasi sempre immigrati sufficientemente integrati, era finora volto all’inclusione”. Solito tormentone sicuritario che viene agitato ogni qual volta accadono fatti di cronaca come questo.
Ma crediamo che la chiosa finale spetti al titolo proposto da “Il Resto del Carlino”, dove, sempre il 3 ottobre, viene pubblicato l’articolo: “La notte di follia del killer. Pappardelle al cinghiale dopo la mattanza. Coniugi uccisi, dal delitto alla cella: Alili tra risse, droga, bevute e pranzo al ristorante”. Nell’articolo, il giornalista racconta in dettaglio la notte precedente il delitto e il giorno dopo con una cura del dettaglio quasi maniacale, andando persino a scomodare il titolare del ristorante «Il Grottino», che dichiara: «Recentemente non lo facevamo entrare perché non ci piaceva il tipo. Ma domenica era con un amico, nel locale c’era movimento e non ci siamo opposti. Anche perché era abbastanza tranquillo. Ha ordinato pappardelle al cinghiale e vino. Tanto vino». E poi l’articolo prosegue: “Le voci di paese lo descrivono già sopra le righe, tanto che a un certo punto afferra un cacciavite e tenta di forzare la portiera di una macchina parcheggiata. Solo che il proprietario lo vede, lo ferma e sembra che gli dia anche una lezione. In questi frangenti assume cocaina, incontra una ragazza e continua a girare per il paese”.
Esempi come questo se ne ritrovano, purtroppo, ogni giorno nella stampa. Basta fare delle ricerche casuali su Google digitando le diverse nazionalità dei migranti presenti in Italia, e ci si può facilmente rendere conto che i casi di cronaca nera che coinvolgono cittadini stranieri vengono spesso raccontati enfatizzando la “diversità” dei loro protagonisti.