Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell’ottimo articolo di Annamaria Rivera nel suo blog su Micromega http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/12/02/annamaria-rivera-culle-piene-e-barconi-vuoti-il-programma-nazistoide-di-libero/ come commento al pezzo pubblicato sul quotidiano Libero il 30 novembre 2011 da Camillo Langone.
Dovrei essere grata, e lo sono, a tal Camillo Langone, briosa penna di Libero, il quotidiano diretto dall’ancor più spiritoso Maurizio Belpietro, così spiritoso da coltivare l’hobby del collezionismo di condanne per diffamazione. Egli infatti – il Langone, intendo – è la prova empirica vivente di quel che, insieme con altre studiose e studiosi, sostengo e scrivo a proposito dell’intreccio fra sessismo e razzismo (si veda La Bella, La Bestia e l’Umano. Sessismo e razzismo, senza escludere lo specismo, Ediesse 2010).
In un articolo del 30 novembre scorso, dal titolo elegantemente allusivo – Togliete i libri alle donne e torneranno a far figli –, il Nostro avanza una tesi sintetizzata nell’arguta formula “culle vuote e barconi pieni”. Tesi che il Nostro argomenta per mezzo di un fine sillogismo: 1. vi è uno “stretto legame tra scolarizzazione femminile e declino demografico”; 2. il nostro infelice Paese è invaso dalle proverbiali orde di immigrati che – Fallaci docebat – “si moltiplicano come topi”; 3. ergo, per prendere due piccioni con una fava, conviene promuovere l’ignoranza femminile autoctona, per esempio chiudendo qualche facoltà (testuale), onde ricondurre le donne italiche al loro ruolo naturale: stare a casa e riprodurre la stirpe.
Dicevo dell’intreccio fra sessismo e razzismo. Onesto com’è, il Langone non nasconde il secondo corno: sono un “sincero xenofobo”, scrive, non potendo dire ‘razzista’ per non smentire se stesso. Infatti, al tempo dello scandalo del trattamento inflitto a Emmanuel Bonsu, dopo aver giurato sull’innocenza del “mite” Vignali, ex sindaco di Parma, e dei buoni vigili urbani (che poi, malgré lui, saranno condannati a pene severe), intimava che nessuno si azzardasse a usare la parola ‘razzismo’.
L’onestà intellettuale che lo induce a definirsi xenofobo, però, non si spinge fino ad ammettere: sono anche uno sporco maschilista. Eppure non è da ora che egli ha fatto dell’attacco alle donne, per non parlare dei gay, la sua missione. In un articolo di due anni fa, per esempio, sentenziava: “Per riprendere il sopravvento in casa e nella società, insomma per rimettersi i pantaloni, bisogna che la donna venga indotta a rimanere il più tempo possibile tra i fornelli”. Una tale banalità anacronistica era detta col solito stile che pretende d’essere spumeggiante e provocatorio, e che serve, in realtà, a coprire la rabbia e il terrore profondi della supremazia femminile: il Nostro sembra avere l’ossessione della guerra atavica, naturale, fra i sessi, oltre che fra le ‘razze’.
La riluttanza a dirsi sincero maschilista rivela qualche rimosso, qualche ferita dolorosa che ancora sanguina. Osservando in rete i suoi ritratti fotografici, si potrebbe intuire un vissuto di frustrazioni sessuali e la tipica misoginia di chi troppe volte è stato respinto. Ora, come si sa, la misoginia, il maschilismo conseguente, il razzismo quale corollario del rifiuto dell’Altro-da-sé, in definitiva dell’Altro/a che ci abita, cioè della nostra ambivalenza, possono assumere inclinazioni patologiche. Per scongiurare questa deriva, si potrebbe consigliare al Langone di scrivere meno articoli e fare più sedute di psicoterapia.
Ma il guaio è che la penna briosa non è sola. Ha dietro un vasto retroterra che gli permette di fare lo spiritoso esibendo argomenti di tipo nazista. “Ci vorrebbe un’atomica al giorno, scrive, per impedire gli arrivi dalla Siria, dall’Egitto, dalla Libia, dove i figli per donna sono più di tre” (perché proprio da questi tre paesi, fra i meno rappresentati nell’immigrazione italiana?). Ma poiché, almeno per ora, l’atomica non si può usare, per scongiurare l’estinzione della razza italica, non resta che rinverdire le famose tre K: Kinder, Kirche, Küke (bambini, chiesa, cucina), che all’epoca volevano le donne asservite alla Patria e alla riproduzione della ‘razza ariana’, oggi alla nobile missione “culle piene e barconi vuoti”.
Alludevo al retroterra. Il Paese è quel che è. E’ sempre quello che permette a qualunque gazzettiere, a qualunque politico di mezza tacca di insultare, calunniare, offendere donne, gay, migranti. E non basta la svolta del governo ‘tecnico’ – peraltro vincolato a obbedire alla Bce, più che a incoraggiare lo sviluppo civile della società italiana – ad attenuare l’inciviltà sedimentata dal berlusconismo e dal leghismo, tutt’altro che estinti.
P.S. Dopo il putiferio scoppiato in rete, alcuni hanno scritto che il Langone è riuscito nel suo intento: ha lanciato una provocazione e le donne ci sono cascate. Vi assicuro che io non ci sono cascata. Mi sono invece compiaciuta nel constatare la fondatezza della mia teoria su sessismo-razzismo e mi sono divertita a scrivere questo pezzo. Il che non mi fa sottovalutare il testo e il contesto.
Annamaria Rivera
(2 dicembre 2011)