Un gruppo di circa cinquanta richiedenti asilo residenti nel Cara (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, ha bloccato ieri mattina la strada statale 106. I motivi della protesta sono le condizioni in cui versa la struttura e il ritardo nel rilascio dei permessi di soggiorno per protezione internazionale. Dopo circa un’ora la circolazione è tornata regolare, e i richiedenti asilo sono rientrati nella struttura. Solo la settimana scorsa sei richiedenti asilo sono stati denunciati dai carabinieri di Isola Capo Rizzuto per violenza privata e interruzione di pubblico servizio, per aver bloccato la strada comunale davanti al centro e aver chiuso il cancello del cortile del Cara, impedendo al personale addetto al servizio di ristorazione di lasciare la struttura.
Non è la prima volta che al centro di accoglienza Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto si verificano proteste legate alle condizioni in cui versa la struttura e all’iter burocratico per il rilascio dei documenti: anzi, a ben vedere, è da anni che si cerca di sollevare l’attenzione sulla situazione, senza che però si verifichi alcun cambiamento dello status quo.
Già nell‘estate del 2011 alcuni richiedenti asilo avevano dato vita a una protesta all’interno del Cara, bloccando anche la strada statale 106 jonica (per info vedi qui).
Ad agosto 2013 Cecile Kyenge, allora ministra per l’Integrazione, decideva di visitare il Cara, proprio a seguito dell’ennesima protesta messa in atto dai richiedenti asilo. A settembre dello stesso anno la parlamentare del Pd Antezza Maria presentava un’interrogazione rivolta al Ministro dell’interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali e al Ministro per l’integrazione, chiedendo di verificare lo stato di accoglienza e assistenza dei minori presenti nel Cara (qui il testo dell’interrogazione). Il mese dopo usciva un’inchiesta su La Repubblica a firma di Raffaella Cosentino, dove venivano denunciate le condizioni di sovraffollamento (“la capienza ufficiale del centro per richiedenti asilo è di 729 posti contro 1600 presenze, di cui solo 250 dormono in edifici in muratura. Tutti gli altri in vecchi container che dividono in 9 o più persone”), la gara al ribasso per la gestione (“La Misericordia, cooperativa che da oltre 10 anni coordina il centro, gestisce la struttura con 21,4 euro al giorno a persona, l’importo più basso d’Italia”), e i lunghissimi tempi di attesa per il riconoscimento della protezione internazionale (“il direttore del Cara ammette che ci sono persone rimaste nel centro anche 19 mesi”. Qui tutta l’inchiesta).
Circa due mesi fa, dopo una visita alla struttura effettuata con la campagna LasciateCIEntrare, i parlamentari di Sel Celeste Costantino, Stefano Quaranta e Erasmo Palazzotto hanno presentato un’interrogazione al Ministero dell’Interno, chiedendo di fare chiarezza sulle “gravi condizioni, inumane e degradanti” in cui versa il centro (qui il testo dell’interrogazione). Una chiarezza che non è mai arrivata, visto che il Ministero dell’Interno – rappresentato in questo caso dal sottosegretario Domenico Manzione – non sembra rilevare alcuna criticità all’interno della struttura. Secondo Manzione, i problemi gestionali o strutturali sarebbero dovuti “all’incidenza degli eccezionali flussi migratori che hanno interessato il territorio della provincia di Crotone”, nonché a “atti vandalici o usi impropri da parte degli ospiti” (qui l’intera risposta all’interrogazione parlamentare).
Ad oggi, la situazione del Cara risulta, nonostante le denunce e le proteste, immutata.