Ionut Yamantida, diciottenne romeno, è stato ucciso il 26 ottobre a colpi di fucile all’interno del campo rom di Calcinato, in provincia di Brescia, dove viveva con la sua famiglia. Il suo assassino è Luciano Manca, 51enne padre di Francesca, una ragazza trovata morta in auto a Montichiari lo scorso 21 settembre, stroncata da una overdose. L’uomo si è recato al campo rom quella sera, accecato dal dolore per la perdita della figlia 28enne, con l’intenzione, secondo quanto da lui dichiarato, di voler soltanto “intimidire” le persone del campo, il luogo presso verso il quale, lui stesso, aveva visto recarsi Francesca per acquistare la droga. Ha sparato con un fucile da caccia, a caso, verso una finestra illuminata, senza scendere dall’auto, ferendo però mortalmente Ionut, l’uomo che lui aveva individuato come lo spacciatore che ha venduto le dosi di droga alla figlia. L’uomo ha dichiarato di aver appreso solo nei giorni successivi, dalla stampa, della morte del giovane rom. Inutile sottolineare che certa stampa italiana non ha perso l’occasione per criminalizzare rom e sinti in quanto tali, strumentalizzando l’episodio per fomentare l’odio verso di loro. Inutile dire che sul web c’è già chi, su internet, lo ringrazia e lo acclama: “Hai fatto bene, uno spacciatore e un rom in meno”. Su Facebook, si esalta il suo gesto: “Un grande” dice qualcuno, “Ha fatto bene, si facesse così a quest’ora avremmo risolto il problema della droga” aggiungono altri. E c’è persino chi dà la colpa al sistema giuridico italiano, e giustifica il gesto dell’uomo, definito un “padre giustiziere”. Eppure, non è stato ancora provato che nel campo si spacciasse droga, ma se anche così fosse, in nessun caso può essere assecondata (e diffusa) l’idea che “un senso di ingiustizia” incommensurabile possa giustificare l’omicidio compiuto o attenuarne la gravità.
Al di là delle reali intenzioni dell’operaio di origine sarda, per il quale è stata disposta dal gip la custodia cautelare in carcere per il pericolo di reiterazione del reato, il suo gesto ha provocato un dramma: la morte di un 18enne innocente la cui colpa era soltanto quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Chiedono ora giustizia i suoi genitori, Florea e Speranza. Il ragazzo sarebbe diventato padre a giorni. La giovane fidanzata di 15 anni, due giorni dopo l’omicidio di Ionut (i cui funerali si sono svolti nella terra d’origine), è tornata in Romania dove ha dato alla luce una bambina.