Il 19 ottobre si è svolto a Roma e online il convegno organizzato dall’Uisp “Cronaca antirazzista: il ruolo della narrazione nel contrasto alle discriminazioni”. Rivolto agli studenti di sociologia e scienze della comunicazione, il progetto ‘Cronaca antirazzista’, dedicato a Mauro Valeri, è nato con l’obiettivo di migliorare e rendere più efficaci le strategie e le pratiche antirazziste, soprattutto nell’ambito dello sport. Proprio lo sport, infatti, come ha ricordato il Presidente dell’Uisp Vincenzo Manco, offre la possibilità di costruire nodi e reti di prossimità, rese ancora più indispensabili proprio in questa fase di emergenza sanitaria.
Indagare il fenomeno discriminatorio ma anche saperlo raccontare nella maniera giusta: questo il tema al centro del convegno. Vi è infatti un problema di sovra-rappresentazione mediatica negativa delle migrazioni da un lato, e di invisibilità delle voci dei migranti dall’altro. L’insieme lascia spazio al consolidamento di stereotipi e pregiudizi che accompagnano troppo spesso, anche nel mondo dello sport, le discriminazioni. E, come ha ricordato il direttore dell’Unar, Triantafillos Loukarelis, “quello che accade nei campi di calcio in periferia, attraversa la nostra democrazia”.
La discussione è stata organizzata in tre sessioni dedicate alla conoscenza, alla narrazione e alla pratica.
Nel corso del primo panel “La conoscenza: raccontare la società per interpretare i fenomeni di discriminazione” sono intervenuti Annalisa Frisina, professoressa associata di sociologia all’università di Padova, Gian Guido Nobili, esperto EFUS e Mogens Kirkeby, presidente ISCA.
Annalisa Frisina ha esaminato, attraverso la lettura di alcuni passi di ‘Afrofobia’ di Mauro Valeri, le diverse tipologie di razzismo esistenti. Nel secondo intervento si è evidenziata la necessità, in tema di sicurezza urbana, di programmare politiche di prevenzione e di inclusione sociale che vadano oltre le sole misure di repressione, quasi sempre inefficaci. Kirkeby infine si è concentrato sulla necessità di promuovere l’attività sportiva per tutti, come veicolo di inclusione sociale, ma anche sui diversi ostacoli, sociali, fisici e culturali, che ne impediscono la pratica.
“La narrazione: come si può combattere il razzismo attraverso il racconto di storie”. Nel secondo panel il focus si è spostato sulle storie, su come vengono e su come dovrebbero essere raccontate. Binotto, docente di comunicazione, ha messo in luce il continuo parallelismo immigrazione-sicurezza presente sui media. Si parla delle migrazioni non nella loro complessità ma solo in riferimento a sbarchi e criminalità. Una visione esclusivamente eurocentrica in cui a mancare sono le voci dei protagonisti, il racconto delle loro terre e delle loro origini.
Lo sport potrebbe fare molto per invertire la rotta, ha suggerito invece Valerio Piccioni de ‘La Gazzetta dello Sport’, nel corso del suo intervento, ma non si è consolidato un modo di raccontare all’altezza. Lo sport abbatte muri, favorisce lo scambio e l’incontro. Traguardi che vanno raccontati. E in quest’ottica si è inserito il contributo di Laura Buonasera e Francesca Spanò.
Nel documentario “Riace: i Mondiali Antirazzisti nella terra dell’accoglienza” le parole di 3 ragazzi, un gambiano e due somali, hanno raccontato una storia di accoglienza in cui lo sport si fa davvero veicolo di inclusione sociale. E in cui i migranti riacquistano il diritto ad avere una voce. Nella stessa direzione la storia di Darboe ricordata da Eleonora Camilli de ‘Il redattore sociale’. Un Roma-Milan, campionato primavera: nei ranghi della Roma il giovane rifugiato gambiano, sugli spalti Matteo Salvini, allora ministro degli interni. Un’istantanea dal valore fortemente simbolico: Darboe infatti poteva essere una delle tante vittime del decreto Salvini, privato della protezione umanitaria e senza documenti dall’oggi al domani. Solo l’intervento della Roma e il rilascio di un permesso per motivi lavorativi hanno offerto uno sbocco diverso alla sua storia.
L’ultimo panel “La pratica: come si costruiscono strumenti di comunicazione antirazzisti” è un breve toolkit su comecostruire una campagna di comunicazione efficace. Vincenzo Piscopo di Fanpage, attraverso il video ‘Contro ogni discriminazione’ realizzato per la campagna Sono fatti tuoi, ha spiegato le strategie utilizzate per provocare la reazione delle persone e coinvolgere quella zona grigia di utenti non polarizzati. L’intervento di Cosmano Lombardo Ceo di media group si è concentrato sul marketing, sul target a cui mirare e sulle domande da porsi per raggiungere l’obiettivo. Nell’ultimo intervento della giornata, Grazia Naletto, dopo aver ribadito l’importanza di affrontare il razzismo in modo strutturale e di ragionare in termini di visione alternativa della società, si è soffermata sugli strumenti e sui linguaggi da utilizzare. Viene suggerito un approccio a 360 gradi, che coinvolga mondi diversi e punti a creare alleanze tra associazioni antirazziste, media, istituzioni, artisti, mondo della cultura e dello sport. Fondamentale sarà coinvolgere chi il razzismo l’ha subito, specialmente quei protagonisti del mondo dello sport in grado di influenzare l’opinione pubblica.