Nel settembre 2011 aveva già fatto parlare di sé, il procuratore capo di Savona, Francantonio Granero, il quale aveva firmato una circolare con la quale invitava le forze di polizia giudiziaria a non utilizzare più nei verbali di contestazione di reato la parola ‘extracomunitario’, sostituendola piuttosto con il termine ‘cittadino straniero’, oppure ‘persona migrante’, o anche con la nazionalità di provenienza dell’interessato. Unanime il consenso all’iniziativa: anche noi la definimmo un “grande gesto di civiltà”.
Il procuratore Granero torna alla ribalta della cronaca con una nuova circolare che fa discutere l’opinione pubblica nazionale e scatena la stampa con titoli davvero “pittoreschi” (Da magistrato circolare pro ‘vu cumprà” , Ansa, 19/7/2012; Magistrato, circolare contro ‘crociate’, Ansa 19/7/2012; Savona, il pm: “Venditori di colore? “Basta crociate. Pensiamo a cose serie”, La Repubblica, 20/7/2012; Il procuratore vuole salvare i vu’ cumprà: «Finiamola con le crociate in spiaggia» A Savona, Il Giornale, 20/7/2012). La circolare in questione è stata inviata ai magistrati del suo ufficio, togati e onorari, alle forze dell’ordine del circondario e al procuratore generale: sostanzialmente si chiede di risalire alla fonte, di ricostruire la «filiera» illegale che porta sulle spiagge o sui marciapiedi dei centri storici numerosi cittadini stranieri a vendere borse, capi d’abbigliamento, occhiali e altri oggetti griffati&falsi, e di non accanirsi, contro “l’anello più debole”, ovvero quello dei venditori ambulanti, l’ultimo, più visibile e più a rischio. Nella circolare, Granero parla di una sorta di “crociata estiva”. «Penso ai pattuglioni, agli inseguimenti nelle piazze e sulle spiagge di ragazzi di colore con pattuglie di polizia in gran numero – sottolinea alle agenzie dopo la notizia pubblicata in anteprima da La Stampa – per processi che poi finiscono solo per produrre grande carta e mucchi di materiale sequestrato che, dopo tempi lunghissimi, finisce alla Caritas. Per non parlare di custodie preventive che durano oltre al normale. Perché non cercare mai di arrivare alla fonte della contraffazione? Magari dietro c’è la criminalità organizzata o più semplicemente laboratori che sfruttano lavoro nero, esattamente come fanno le grandi griffe». E conclude chiedendo un “rigoroso rispetto dei diritti costituzionali in tema di libertà individuale e dignità della persona”.
Una circolare che ancora una volta va contro corrente sfidando i molti operatori dei media che continuano a rivendicare l’uso di parole stigmatizzanti, rifiutando spesso di riconoscere la valenza performativa del linguaggio, oppure attribuiscono ai “tempi e ai meccanismi di funzionamento dei media” la responsabilità di un diffuso uso improprio e inferiorizzante del lessico nel mondo dell’informazione.