I CPR, Centri Permanenenti per il Rimpatrio sono rimasti sempre identici a se stessi, continuando a svolgere la stessa discutibile funzione: concentrare dentro le gabbie persone in attesa di essere identificate ed espulse, non per avere commesso qualche reato ma per il fatto di essere stranieri senza permesso di soggiorno. Se si guarda la cosa in termini numerici, un’operazione costosa e senza senso. Nei CPR, come spiega in questa “pillola” Stefano Galieni, firma abituale di Corriere delle Migrazioni e presidente dell’associazione Adif, è stata intercettata solo una frazione limitatissima dei cosiddetti “clandestini”: «tremila persone nei momenti di “massimo splendore e neanche la metà di questi veniva effettivamente rimpatriato».