È un cittadino dello Sri Lanka di trentadue anni l’unica vittima del nubifragio che ha colpito Roma il 20 ottobre. Si chiamava Saranga Perera. I vigili del fuoco hanno recuperato il suo corpo solo diverse ore dopo, sotto tre metri di acqua, fango e macerie, provocati dal crollo dei tramezzi. Il giovane è riuscito a mettere in salvo la moglie di 26 anni e la figlia di soli 3 mesi. Tornato nella stanza per recuperare soldi e documenti: non ne è più uscito. Il vetro della finestra ha ceduto lasciando entrare l’acqua, che ha raggiunto il soffitto. L’uomo è annegato in casa sua: 60 metri di seminterrato in una villetta all’Infernetto, in via di Castelporziano, nella periferia meridionale della capitale. Ma la morte di un cittadino straniero non fa notizia: la morte di Saranga nei casi migliori ha ottenuto un titolo, in molti casi neanche un nome. Saranga è morto con le mani aggrappate alle inferriate di una finestra: da oltre 10 anni aveva lasciato lo Sri Lanka, lavorava come cuoco al ristorante “la Panzanella”, era benvoluto da tutti, pagava in nero l’affitto e aveva fatto venire a Roma, dopo sette anni, sua moglie, Dilani, che pochi mesi dopo l’arrivo in Italia, ha messo al mondo la piccola Chiara. La guardia di finanza si sta occupando delle indagini sull’abitabilità della casa: l’ipotesi di reato potrebbe essere di omicidio colposo.