Da alcuni giorni si è tornati a parlare di cittadinanza. Domani, 3 ottobre (data simbolica in quanto Giornata della Memoria e dell’Accoglienza) riprende infatti in Commissione Affari costituzionali della Camera l’esame di una proposta di riforma della legge n.91/92.
L’annuncio è arrivato a sorpresa dal presidente della Commissione Giuseppe Brescia (M5s), che sarà anche relatore alla riforma. Il testo (A.C.105), presentato a prima firma Laura Boldrini il 23 marzo 2018, era stato incardinato in Commissione nell’ottobre 2018 e il relatore era Roberto Speranza, ora divenuto ministro.
La proposta di legge in esame riproduce, con alcune modifiche, il testo della proposta di legge di iniziativa popolare presentata dalla campagna L’Italia sono anch’io alla Camera nella XVI legislatura e mantenuta anche nella XVII legislatura. Ad oggi è l’unico testo incardinato nei lavori della Commissione anche se sono state annunciate sulla stampa altre proposte, come quella elaborata dall’on. Polverini di Forza Italia.
Al centro della proposta di legge vi sono le modalità di acquisizione della cittadinanza da parte dei minori di origine straniera nati e/o cresciuti in Italia, secondo la legislazione vigente ancora disciplinate in base al cosiddetto principio dello ius sanguinis. I figli di cittadini stranieri che nascono in Italia non sono infatti italiani, ma possono richiedere la “concessione” della cittadinanza italiana solo al compimento del diciottesimo anno di età e solo se dimostrano di aver risieduto in modo continuativo in Italia per 10 anni. (Per un approfondimento si veda qui sul sito di Lunaria e qui).
Nell’ottobre 2015, lo ricordiamo, la Camera aveva approvato la riforma, sebbene con alcune modifiche peggiorative rispetto al testo proposto dalle associazioni, ma il Senato non ha mai avviato la discussione in aula. E tantissimi giovani stranieri, nati e/o cresciuti in Italia, sono rimasti a bocca asciutta.
A riportare in prima pagina il problema, è stata la 21enne russa campionessa di taekwondo Olesya “Alessia” Korotkova (vincitrice di un campionato italiano juniores e di quattro Coppe Italia), a Reggio Emilia da quando aveva 3 anni, La giovane si è detta intenzionata a dire addio all’agonismo poiché attende da due anni (la domanda è del 2017) notizie sulla sua richiesta di cittadinanza senza la quale non può più gareggiare con la nazionale azzurra. Il problema è sorto quando la giovane campionessa ha compiuto 18 anni, e le è stato detto in modo chiaro che non avrebbe potuto gareggiare per la nazionale italiana. Il paradosso è che non può nemmeno gareggiare per la Russia, perché non è più residente lì. In poche parole, l’atleta si ritrova in uno stato di apolidia agonistico.
Sul caso – rilanciato da Repubblica con un’intervista all’atleta – è intervenuto il Prefetto Maria Forte: ‘La trattazione dei fascicoli avviene secondo un ordine cronologico da rispettare. Mi informerò al fine di verificare se eventualmente mancano dei documenti. Lungaggini burocratiche? Abbiamo un numero elevatissimo di pratiche e poi c’è una questione di determinate tempistiche dell’istruttoria. Prima del decreto Salvini il limite massimo per il rilascio era di due anni, ora si è allungato a quattro’.
Risale a pochi giorni fa, anche la vicenda della Tam Tam di Castelvolturno, squadra di basket under 15 costituita da giovani cestisti nigeriani. Anche loro italiani di fatto, ma senza cittadinanza. Hanno vinto il campionato regionale, a cui inizialmente non potevano giocare (e al quale hanno poi avuto accesso grazie al “decreto salva Tam Tam Basket” che ha consentito anche ai giocatori non nati in Italia di iscriversi ai campionati federali), e adesso avrebbero diritto a giocare in Eccellenza under 16, ma la Federazione ha posto un veto e ha chiesto di “smembrare” la squadra, perché le regole parlano di massimo due “stranieri” per squadra.
Quindi, tanto per Alessia che per i giovani della Tam Tam, la gara si sposta dall’agonismo sportivo a quello burocratico. Una vera corsa ad ostacoli che ci auguriamo sia vinta quanto prima. In attesa che la riforma giunga finalmente a conclusione.