Pubblichiamo qui di seguito la smentita alle gravi accuse, apparse in un articolo su La Stampa, contro il progetto dei corridoi umanitari della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), insieme a Tavola valdese e Comunità di Sant’Egidio. La FCEI esprime il suo rammarico per l’articolo carico di inesattezze, omissioni e gravi allusioni, e ricorda che stiamo parlando di un programma umanitario, che ha raccolto consensi trasversali e internazionali, e che si sta svolgendo in piena legalità a favore della tutela del diritto alla protezione e all’asilo.
In riferimento all’articolo di Massimo Numa apparso sull’edizione torinese de La Stampa del 16 ottobre, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) che, insieme alla Comunità di Sant’Egidio e alla Tavola valdese, realizza i “corridoi umanitari” nel quadro giuridico di un Protocollo d’Intesa firmato con i ministeri dell’Interno e degli Affari Esteri il 15 dicembre del 2015, precisa quanto segue:
- E’ falso l’assunto dell’articolo contenuto nella “Premessa” che fa intendere che i richiedenti asilo usciti dal programma dei “corridoi umanitari” percepiscano o abbiano percepito la “quota giornaliera” di 35 euro prevista dal sistema pubblico dell’accoglienza.
- L’articolo omette infatti di precisare il dato essenziale e dirimente che le spese dell’accoglienza delle famiglie beneficiare dei “corridoi umanitari” è a totale carico degli Enti che hanno sottoscritto il protocollo d’intesa, i quali si avvalgono di fondi privati: nel caso delle chiese evangeliche, proventi dell’Otto per mille della Chiesa valdese, offerte individuali, donazioni di chiese estere, convenzioni con altri enti o associazioni che si fanno carico degli oneri per l’accoglienza.
- E’ pertanto del tutto falsa la conclusione secondo cui una famiglia siriana di nove persone costerebbe “allo Stato qualcosa come 495 euro al giorno”, dal momento che nel caso dei “corridoi umanitari” lo Stato non corrisponde alcun rimborso all’ente attuatore del programma.
- L’articolo omette di precisare che, nel momento dell’allontanamento volontario dal progetto, la Diaconia valdese, Ente che con altri opera per l’attuazione dell’accoglienza dei beneficiari dei richiedenti asilo, ha prontamente trasmesso una notifica alla Questura competente. Tale omissione è particolarmente grave perché è proprio la notifica alla Questura ad attestare l’impegno degli Enti attuatori a collaborare con le Autorità segnalando tempestivamente anomalie e criticità.
- L’articolo omette di spiegare al lettore che l’ottenimento di un “visto umanitario” rilasciato dalle autorità consolari italiane è soggetto alle verifiche e ai controlli preliminari delle Autorità di Polizia italiane che, alla partenza dal Libano e all’arrivo in Italia, si avvalgono dei più aggiornati metodi di identificazione e fotosegnalazione delle persone che entrano nel programma dei “corridoi umanitari”, secondo una procedura del tutto analoga a quella dei resettlement previsti dagli accordi europei.
- E’ goffamente imprecisa la decodifica dell’acronimo FCEI che non sta per “Comunità di Sant’Egidio della Federazione delle Chiese Evangelica in Italia” bensì, come sarebbe stato possibile verificare con una semplice ricerca via internet, della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).
- E’ del tutto falsa l’affermazione secondo cui “ai capifamiglia venivano anche consegnate somme in contanti (2-3 tremila euro) prelevati dalla diaria”, sia perché tale ammontare sarebbe stato un’ulteriore spesa a carico degli Enti attuatori del progetto, sia perché – in analogia con i programmi gestiti o finanziati dallo Stato – la “diaria giornaliera” prevista nel “contratto di accoglienza che i beneficiari sottoscrivono al momento della partenza, ammonta a 2,5 euro al giorno a persona: nel caso indicato di una famiglia di 9 persone, meno di 750 euro al mese.
La FCEI si rammarica che con un articolo carico di inesattezze, omissioni e gravi allusioni si attacchi un programma umanitario che ha raccolto consensi trasversali e internazionali, e associ al traffico clandestino di esseri umani chi in piena legalità svolge un’attività per la tutela del diritto alla protezione e all’asilo.
Roma, 16 ottobre 2017
Leggi l’articolo “Il giallo delle famiglie siriane, scomparse 17 su 35”, di Massimo Numa qui.