C’è un male devastante che uccide silenzioso. E’ il male di frontiera che colpisce ancora. Spietato, tra mari, monti, deserti e binari di treni, miete vittime innocenti e spesso senza un nome. Questa volta è toccato ad una giovane donna nigeriana di 21 anni, Mathew Blessing, mentre stava cercando di sfuggire ad un controllo di Polizia, il 7 maggio, verso le 5 del mattino. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato nei pressi della diga di Prelles, a Saint-Martin-de-Queyrières. L’autopsia ha confermato che è morta per annegamento. I giornali annunciano i “segni particolari” di quel che resta di lei: un anello in argento, una collana con una pietra blu e cicatrici sulla schiena.
Ma è una notizia che fa poco rumore. La vita di Blessing non è importante, quanto la nuova proposta di legge sull’immigrazione e sull’asilo portata avanti da Macron. Una proposta di legge che il quotidiano Le Monde, già tempo fa, in una lunga disamina, ha definito “un projet de loi centré sur la répression“, visto che riduce pesantemente tempi e modi di accesso al diritto d’asilo e, di contro, aumenta la possibilità di procedere alle espulsioni.
Intanto, è di qualche giorno fa la notizia che il procuratore di Gap ha aperto una nuova inchiesta sul caso delle manifestazioni degli estremisti di destra di Génération Identitaire (un movimento di estrema destra che invoca la difesa dell’Europa da «immigrazione e islamizzazione») che a fine aprile avevano pattugliato proprio quel confine della morte, tra Italia e Francia al Monginevro, sbarrandolo con una lunga rete e annunciando qualche giorno dopo di avere bloccato alcuni migranti e di averli consegnati alla Gendarmerie. L’ipotesi di reato è intromissione in una funzione pubblica (che spetterebbe alle forze di polizia). La decisione della procura è arrivata dopo le sollecitazioni del ministero di Giustizia francese che, il 4 maggio, aveva inviato a tutte le procure una circolare per chiedere che venissero fatti accertamenti sulle manifestazioni di fine aprile. Sui militanti – vestiti con uniformi blu e bandiere con la scritta «Defend Europe»- la procura di Gap aveva avviato un’indagine preliminare subito archiviata perché, secondo il procuratore, non c’erano state minacce nei confronti dei migranti.
Facebook, dal canto suo, rompendo la discussa tradizione di neutralità sui contenuti, ha chiuso la pagina di «Génération Identitaire». Per giustificare la chiusura della pagina, il social network ha chiamato in causa il capitolo delle regole per gli utenti: ovvero i cosiddetti «standard della comunità»: «Non sono autorizzati discorsi che incitano all’odio, perché creano un’atmosfera di intimidazione ed esclusione, e possono portare a violenze nel mondo reale». Facebook, quindi, in questo caso, ammette che le campagne d’odio virtuali possano avere conseguenze nel mondo reale (noi lo abbiamo sempre ribadito anche attraverso i nostri libri bianchi sul razzismo in Italia), e corre (era ora!) ai ripari.
Si dice preoccupato, intanto, in un comunicato stampa, il comune di Briançon, che ricorda che gli attivisti dei gruppo di estrema destra Génération Identitaire sono sempre più presenti su territorio. Questo, anche dopo la riapertura delle indagini a loro carico. Il comune invita i cittadini a raccogliersi il 18 maggio al parco Chanoine Motte “per non cadere nella paura veicolata dall’estrema destra”.
Mentre, oggi, alle 20.30, presso il villaggio La Vachette, si terrà un presidio in omaggio alla giovane vittima. La morte di questa giovane donna è la conseguenza diretta della guerra ai migranti che avanza nascosta nell’ipocrisia della politica, di qualsiasi colore, entrata in una misera competizione con gli estremisti di destra.