Non accettare il prezzo dello sfruttamento: con queste parole l’associazione Sos Rosarno e la rete nazionale Campagne in lotta invitano alla giornata di mobilitazione organizzata per sabato 11 gennaio, in occasione dell’anniversario della cosiddetta rivolta di Rosarno, quando nel gennaio 2010 alcuni lavoratori stranieri impiegati nella raccolta degli agrumi nelle campagne della Piana di Gioia Tauro si ribellarono alle condizioni di abuso cui erano sottoposti, dopo l’ennesimo atto di violenza subito.
La protesta portò alla luce una situazione di estremo sfruttamento in cui i lavoratori, la maggior parte cittadini africani, erano costretti a vivere in tendopoli e baracche, con salari da fame e orari di lavoro massacranti, sotto il giogo del caporalato.
Sono passati quattro anni da allora, ma non è cambiato praticamente niente: i lavoratori stranieri impiegati nelle campagne di tutta Italia – e non solo nella Piana di Gioia Tauro – continuano a vivere e lavorare in condizioni al limite dello schiavismo, come denunciano anche molte inchieste e reportage.
Una situazione che è in buona parte responsabilità della Grande Distribuzione Organizzata, ossia il moderno sistema di vendita al dettaglio effettuato attraverso le reti dei supermercati.
“Auchan, Carrefour, Esselunga, Coop, etc. stabiliscono il prezzo di acquisto ai produttori, un prezzo che i piccoli sono costretti a subire e le medie-grandi imprese sostengono con l’abbattimento dei costi di manodopera”, spiega Sos Rosarno. Questo sistema ricade a cascata su tutti i soggetti coinvolti nella produzione, dal piccolo produttore, che è costretto a adeguarsi al prezzo stabilito dalla GDO, ai braccianti, quasi tutti cittadini di origine straniera, che lavorano in condizione di grave sfruttamento, come denunciano da sempre gli organizzatori della mobilitazione.
Non si è fatta attendere la risposta della Coop che, dal sito di Redattore Sociale, ha affermato di non comprare prodotti provenienti da Rosarno. “E’ una falsità, noi sappiamo che si approvvigionano da alcuni produttori della Piana di Gioia Tauro. Inoltre, anche se la Coop non acquistasse prodotti di questa zona, il problema rimarrebbe: la questione è infatti il prezzo di acquisto al ribasso con cui viene pagato il fresco in Italia – afferma Arturo Lavorato di Sos Rosarno, specificando che quella denunciata è “una situazione che coinvolge tutto il territorio nazionale e tutti i grandi distributori: noi abbiamo citato, tra gli altri, anche la Coop perchè è il maggior distributore attuale. L’unica reale risposta che potrebbero dare è far sapere quanto pagano i prodotti sul campo”. Un dato che la Coop non fornisce, come invece viene fatto sapere da Sos Rosarno, da quattro anni a questa parte.
Proprio la garanzia di trasparenza è una delle richieste degli organizzatori della mobilitazione, insieme all’apertura di “un canale di commercializzazione etica del fresco in cui venga riconosciuto un prezzo adeguato al produttore sul campo. Un prezzo che deve consentire di sostenere i costi di produzione e della regolare assunzione della manodopera”.
Una delle proposte avanzate da Sos Rosarno è quella di esporre il ticket per la trasparenza, che permetta ai consumatori di vedere il prezzo pagato all’agricoltore e di scegliere con responsabilità.
Gli organizzatori della mobilitazione puntano il dito anche contro “Sda, Bartolini, Tnt, Dhl, Gls, le multinazionali che gestiscono e spostano gran parte del flusso di merci che circolano in Italia, appaltando il lavoro a cooperative che hanno istituito un sistema di vero e proprio “caporalato legalizzato’ che impiega per lo più manodopera a basto costo immigrata”.
In questo quadro, c’è anche una responsabilità governativa: le associazioni aderenti alla rete Campagne in lotta evidenziano la necessità di smantellare la Bossi-Fini, definita dalle Brigate di solidarietà attiva di Livorno “un vero toccasana per l’intera filiera della Grande Distribuzione Organizzata, in cui lo sfruttamento è sistematico e necessario a quella feroce guerra che è la concorrenza mondiale per il ribasso dei prezzi”.
Le associazioni sottolineano inoltre come, invece di operare concretamente per risolvere questa situazione di sfruttamento, il governo istituisca dei luoghi dove “ospitare” i braccianti, formando veri e propri ghetti. “Queste persone sono lasciate sole. A Rosarno c’è una tendopoli della Croce Rossa costata un milione di euro, dove vivono ancora oggi 1.500 persone senza luce elettrica, con bagni fatiscenti e in condizioni disumane”, dichiara Lavorato.
L’appuntamento è per sabato 11 gennaio, dalle ore 10:00 alle 14:00: a Roma, fuori dal supermercato Coop di Largo Agosta; A Livorno, fuori dall’Ipercoop di Porta A Terra (c/o centro comm.le fonti del corallo); a Milano, davanti alla coop in viale Umbria angolo Coletta.
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