Ancora una volta, siamo costretti a parlare di discriminazioni istituzionali. Ieri infatti l’Inps ha diffuso una circolare in cui fissa alcuni requisiti necessari ad ottenere il contributo statale di 800 euro previsto per ogni nuovo nato nel 2017. “Il premio alla natalità è riconosciuto alle donne gestanti o alle madri che siano in possesso dei requisiti attualmente presi in considerazione per l’assegno di natalità di cui alla legge di stabilità n. 190/2014 (art. 1, comma 125)”, scrive l’Inps, facendo riferimento alla cittadinanza italiana o comunitaria o, nel caso di cittadinanza straniera, al “possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo [..] oppure di una carta di soggiorno”.
Ma tali riferimenti non sono presenti nella legge di stabilità, laddove dichiara che “dal 1 gennaio 2017 è riconosciuto un premio alla nascita o all’adozione di minore, dell’importo di 800 euro”. La legge non stabilisce dunque alcun criterio di assegnazione diverso dal dare alla luce (o adottare) un bambino o una bambina nel 2017, e avere la residenza in Italia. E’ l’Inps che arbitrariamente decide di fissare dei requisiti legati alla cittadinanza o alla carta di soggiorno, escludendo dunque moltissime noe-mamme. Un’esclusione già sperimentata da tanti genitori in occasione del bonus bebè, per la cui assegnazione lo stato prevedeva il requisito della cittadinanza o il possesso della carta di soggiorno: criteri ripetutamente bocciati come discriminatori da diversi tribunali. Ma evidentemente l’Inps non ha recepito le sentenze.
Un’ultima riflessione: la discriminazione insita nella circolare Inps arriva il giorno prima del presidio con cui tante persone chiederanno al Senato di dare una risposta sulla riforma della legge di cittadinanza. Una riforma proposta su iniziativa popolare, per la quale tra il settembre 2011 e il marzo 2012 la campagna L’Italia sono anch’io ha raccolto più di 200mila firme. Una riforma approvata il 13 ottobre 2015 dalla Camera dei deputati, dopo molto tempo e diverse modifiche. Una riforma che ad oggi giace abbandonata, privando di una risposta più di 1 milione di persone. Tanti sono infatti gli uomini e le donne arrivate in Italia da piccoli o nati qui, ma considerati stranieri dallo stato perché con genitori non italiani.
La circolare diffusa dall’Inps in merito al contributo statale porterà all’esclusione di molte neo-mamme, che magari sono nate in Italia, ma che non vedono riconosciuto un diritto. Se mai ci fosse bisogno di portare altri motivi alla necessità di riformare la legge sulla cittadinanza, ecco che l’Inps, e la discriminazione che propone, ne suggerisce uno.