Come provocazione sarebbe stata grave. Ora che è legge, il provvedimento si delinea in tutta la sua disumanità. Parliamo della confisca ai richiedenti asilo di beni e denaro, istituita nella riforma della normativa sull’asilo e la protezione internazionale approvata ieri dal parlamento danese con 81 voti favorevoli su 109. Secondo la nuova legge, la polizia potrà perquisire ogni migrante che entra nel paese facendo richiesta di protezione, confiscando somme e beni. La proposta iniziale era di requisire oggetti e denaro la cui somma non fosse inferiore a 3000 corone (400 euro). Il provvedimento adottato alza la somma minima per la confisca a 10.000 corone (1340 euro), esentando fedi matrimoniali e altri beni di valore affettivo. L’obiettivo dichiarato della nuova legge? Coprire le spese dell’accoglienza dei richiedenti asilo. E se questa era la motivazione portata dal premier Lars Lokke Rasmussen, del partito di centro-destra Venstre, che ha avanzato la proposta, è stata a quanto pare, incredibilmente, abbracciata da tutto il parlamento, opposizione social-democratica compresa.
Nel solco di disumanità tracciato dalla riforma approvata si inseriscono altri provvedimenti a cui il parlamento danese ha dato ieri il via libera: tra questi, l’allungamento dei tempi di permanenza richiesti per poter richiedere il ricongiungimento familiare, che passano da uno a tre anni, e la riduzione, al contrario, della durata del permesso di soggiorno per ragioni etniche, religiose o politiche, che passa dagli attuali cinque anni a due. I sussidi ai migranti saranno inoltre ridotti del 10 percento.
Nonostante le critiche al provvedimento arrivate da molte ong e associazioni a tutela dei diritti, proprio come per la creazione dei muri alle frontiere -quando l’edificazione del primo ad opera del governo ungherese ha dato il via libera alla costruzione di altre barriere tra i paesi europei-, anche in questo caso il provvedimento adottato dalla Danimarca sembra potersi pericolosamente moltiplicare. In Germania, il ministro dell’Interno della Baviera Joachim Herrmann ha affermato che somme e beni a partire da 750 euro potranno essere requisiti. In Svizzera la confisca di somme di denaro è già in vigore dal 1992, come precisato pochi giorni fa da Salvatore Pittà, uno dei coordinatori della rete internazionale Welcome to Europe, intervistato dal quotidiano La Repubblica.
In un’Europa percorsa da muri, barriere di filo spinato, schieramenti di polizia e centri di detenzione, solo una cosa sembra unire i vari paesi: l’annullamento del principio di solidarietà.
Serena Chiodo