E’ stato condannato a 8 anni di carcere, al termine di un processo svolto con rito abbreviato, un giovane di 19 anni, che nella notte del 29 ottobre 2017 aveva aggredito un cittadino bengalese di 27 anni, Kartik Chondro, nei pressi di piazza Cairoli, a Roma. Nei suoi confronti la Procura ha contestato il reato di tentato omicidio, “aggravato dall’odio razziale”. Il giovane bengalese, da 6 anni soggiornante in Italia, impiegato come cameriere in un ristorante della zona, quella notte, si apprestava a rientrare a casa, intorno alle 2,30, in compagnia di un amico, un cittadino egiziano.
Un gruppo di giovanissimi, tutti fra i 17 e i 19 anni, li aveva aggrediti senza motivo insultandoli con frasi razziste. Dei 5 aggressori, 4 erano stati indagati per lesioni gravissime, ed uno accusato di tentato omicidio aggravato dal “movente razziale” perché, a pestaggio terminato, era tornato indietro a colpire la vittima alla testa, quando era a terra, con una serie di calci. Oltre l’odio, quindi, anche l’accanimento. Il 27enne bengalese veniva trasportato in ospedale con traumi al volto giudicati guaribili in 30 giorni.
Manzo, agli atti del processo, è risultato membro del movimento «Roma ai romani» e iscritto a Lotta Studentesca, oltre che vicino al gruppo che fa capo a Forza Nuova. Su Facebook inneggiava a Mussolini e Hitler. Questo il profilo che ne aveva tracciato il gip nell’ordinanza di custodia: «Tracotanza, violenza e il disprezzo nei confronti del cittadino straniero che non lasciano dubbi alla libera determinazione dell’azione delittuosa da parte dell’indagato. È illuminante, in senso decisamente negativo della sua personalità, la determinazione sprezzante e sopraffattrice, che ne rivela l’inclinazione aggressiva assai spiccata, nonostante l’età giovanissima». Pochi dubbi sulle sue intenzioni, scriveva ancora il gip: «Ripetuti, violentissimi colpi inferti anche in zone vitali, idonei ed univocamente diretti ad uccidere», tanto che al momento di sferrare l’ultimo calcio «è evidente che ritenesse già raggiunto l’esito infausto», cioè uccidere un uomo senza motivo. «Un’evoluzione dell’aggressione di gruppo» contro gli stranieri, sintomatica della «gravità e del fortissimo allarme sociale che destano tali comportamenti».
Tanto che, secondo il giudice per le indagini preliminari, che ha scritto e deliberato la sentenza di condanna, «Manzo non è meritevole al momento di nessuna fiducia e si esclude che, in caso di condanna, possa fruire di benefici come la sospensione della pena».