La Polizia di Stato ha consegnato in esclusiva alla trasmissione Omnibus di La7 un video in cui una donna di origine africana supplica i funzionari di non prenderle le impronte digitali. “No please”, implora la donna, mentre gli uomini, nella totale assenza di psicologi o mediatori culturali, le spiegano che “no change nothing”, e infine la forzano a posizionare le dita sul macchinario per i rilievi dattiloscopici. Anche altre persone, uomini e donne, si oppongono, pacificamente, ai rilievi, mentre i funzionari di polizia sono evidentemente in difficoltà di fronte al rifiuto.
“Un documento terribile che testimonia la enormi difficoltà delle forze dell’ordine che per legge devono registrare i migranti sbarcati in Italia, ma sempre per legge non possono utilizzare la forza fisica”, si legge sull’Huffington Post. Un dettaglio non da poco, quest’ultimo, che potrebbe purtroppo cambiare, viste le raccomandazioni diffuse ufficialmente ieri dalla Commissione europea, e di cui abbiamo dato conto qui. La Commissione sollecita infatti l’Italia a identificare tutti, “anche con l’uso della forza se necessario”. Una presa di posizione destinata a provocare gravi violazioni.
Il video diffuso dalla Polizia, più che testimoniare le difficoltà della polizia, mostra la grave situazione in cui si trovano le persone che fuggono dal proprio paese in cerca di protezione internazionale. Per le persone in cerca di protezione, lasciare le proprie impronte digitali in un paese vuol dire infatti non poter scegliere liberamente di vivere in un altro stato in modo legale: è il regolamento di Dublino che lo impone, e che lega un o una richiedente asilo al paese in cui viene identificato. Mettiamoci per un attimo nei panni di una di queste persone. Voglio fare richiesta di protezione, e miei dati vengono registrati in Italia? Dovrò inoltrare la domanda in Italia e attendere qui l’esito. Ho dei parenti in Germania? Oppure parlo già il francese e il mio processo di inserimento in Francia sarebbe più facile? La Norvegia mi garantirebbe un’accoglienza migliore? Non importa quali sono le mie aspettative e le possibilità di ricostruirmi una vita decente: il regolamento Dublino, e dunque l’Unione Europea ha già deciso per me.
E’ questa la concreta realtà con cui si scontrano i richiedenti asilo, è per questo che si oppongono ai rilievi fotodattiloscopici. “No change nothing”, affermano i poliziotti cercando di calmare la donna, non cambia niente. Invece il fatto di essere costretti a lasciare le impronte, anche con la forza, cambia tutto.
Qui il video: http://www.huffingtonpost.it/2015/12/16/migrante-identificata-video_n_8816192.html?utm_hp_ref=italy