Il Consiglio comunale di Bologna, nel corso della seduta di ieri 27 aprile 2020, ha approvato quattro ordini del giorno. Fra questi, uno “per ottenere un provvedimento di regolarizzazione dei migranti attualmente soggiornanti in territorio italiano in condizione d’irregolarità originaria o sopravvenuta, con la massima tempestività data l’emergenza sanitaria oggi in corso”. L’ordine del giorno n. 121/2020 (qui il testo integrale), approvato con 18 voti favorevoli e 6 contrari, è stato presentato dal consigliere Federico Martelloni (Coalizione civica) e firmato dai consiglieri Clancy (Coalizione civica), Frascaroli (Città comune), Palumbo (gruppo misto-Nessuno resti indietro), Errani, Persiano, Campaniello, Mazzoni, Li Calzi, Colombo (Partito Democratico), Bugani, Piazza, Foresti (Movimento 5 stelle). L’ordine del giorno evidenzia innanzitutto l’inadeguato spazio consacrato nel dibattito pubblico “all’esigenza di assumere provvedimenti che sanino la posizione dei migranti che soggiornano irregolarmente nel nostro Paese”. A tale proposito, richiama sia l’ordine del giorno votato il 23 dicembre 2019 dalla Camera dei Deputati in sede di approvazione della Legge di Bilancio, sia la dichiarazione della ministra dell’interno Lamorgese in data 15 gennaio 2020 (noi ne abbiamo parlato qui).
Il testo richiama, a sostegno della richiesta, anche il recente “Appello per la sanatoria dei migranti irregolari al tempo dei Covid-19”, elaborato e sottoscritto da centinaia di associazioni, al quale ne sono seguiti molti altri (fra i tanti, si veda quello di Asgi qui e quello di oltre 360 intellettuali qui).
In generale, l’ordine del giorno presentato a Bologna, e che potrebbe essere presentato nella medesima forma in tanti altri comuni italiani (in realtà iniziative di questo tipo sono all’ordine del giorno anche in altri paesi dell’Unione, si veda ad esempio qui un comune del Belgio), come mero atto di pressione politica finalizzato alla risoluzione di un problema urgente, aggiunge alle buone ragioni di una possibile “sanatoria”, anche quelle più stringenti di “tutela della salute collettiva”. Si legge: “Il migrante irregolare non è ovviamente iscritto al Sistema Sanitario Nazionale e di conseguenza non dispone di un medico di base, avendo diritto alle sole prestazioni sanitarie urgenti, non si rivolge alle strutture sanitarie nei casi di malattia lieve, mentre, nei casi più gravi non ha alternativa al presentarsi al pronto soccorso, il che contrasterebbe con tutti i protocolli adottati per contenere la diffusione del virus; è costretto a soluzioni abitative di fortuna , in ambienti spesso degradati e insalubri, condivisi con altre persone”.
In definitiva, si sottolinea l’urgenza di intercettare centinaia di migliaia di persone attualmente prive di un titolo di soggiorno, per contenere il loro rischio di contrarre il virus, ma anche per proteggere la salute di tutte e tutti.