“Onore a Luca Traini. Uccidiamoli tutti sti negri”, con una svastica. Questa scritta violenta e razzista è stata comparsa alcuni giorni fa sui muri del bagno maschile della biblioteca delle Zattere, chiamata anche Cultural Flow Zone, a Venezia. Un luogo di cultura per eccellenza, la biblioteca, che dovrebbe essere immune ai germi del razzismo: fa rabbrividire accostare tanta violenza ai libri.
Leggendo la scritta, Laeticia Ouedraogo, originaria del Burkina Faso, 20 anni e studentessa di Lingue a Ca’ Foscari, ha avuto la stessa reazione: “Da negra, non mi sento offesa. Sono profondamente confusa che queste scritte si ritrovino in un luogo così culturale, e confusa soprattutto perché probabilmente l’autore delle scritte è un mio coetaneo“.
E Laeticia ha deciso di scrivere una lettera rivolta all’ignoto coetaneo razzista e fascista pubblicata, poi, nel blog Linea 20 lo scorso 8 marzo. “L’ho scritta di getto, non pensavo che potesse avere questa attenzione”, spiega dopo che la sua lettera è stata condivisa da migliaia di lettori, soprattutto studenti.
La lettera inizia con una conversazione avuta con il fratello di Laeticia, Mathys, di 8 anni, che ha riferito alla sorella che dei bambini a scuola lo hanno chiamato ‘negher’. “Tu devi essere fiero di essere negro“, dice Laeticia al fratello. “A otto anni, come si rielabora il razzismo? E io, da sorella maggiore, come lo semplifico il razzismo per un bambino ingenuo?“, si interroga. E poi si rivolge all’autore della scritta comparsa in biblioteca: “Voglio parlarti, capire perché tu mi voglia uccidere, visto che sono negra. Sono impaurita, non perché io abbia paura di essere uccisa, ma mi spaventano le ragioni per cui verrei uccisa. Come puoi pensare di uccidere qualcuno solo per il colore della sua pelle?”.
La sua arma per difendersi dal razzismo, racconta la ragazza, che da due anni vive a Venezia, è sempre stata l’ironia. “In qualche modo mi ha reso immune al razzismo”. Almeno lo credeva.
La lettera si chiude con queste parole: “Non devi uccidere me, devi uccidere quel mostro oscuro che si nutre delle tue paure e della tua ignoranza, ma anche della tua ingenuità. Ti auguro sinceramente di sconfiggere questi mostri”.
Ci auguriamo che la “viralità” con la quale la lettera è stata condivisa, abbia permesso di contagiare molti coetanei di Laeticia con un sano antirazzismo.
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