Quando si pensa al lavoro nei campi, al lavoro in agricoltura nelle campagne pugliesi, soprattutto in questi ultimi tempi, è facile associare l’immagine dei giovani africani, accasciati sotto il sole d’agosto, a quella dello sfruttamento nei campi di angurie e pomodori, allo schiavismo, al lavoro nero ed addirittura alla morte. Una realtà questa che è completamente distante e diversa dall’esperienza che stanno vivendo sei beneficiari dello Sprar di Martina Franca (Servizio di Protezione per richiedenti asilo e rifugiati) nella costruzione di un orto sociale. L’orto in questione è stato ricavato da un fondo messo a disposizione dal Comune di Martina Franca, di fronte alla chiesetta della Provvidenza, nel quartiere Carmine. Il progetto – che sarà inaugurato domenica 6 settembre dalle ore 20.30, subito dopo la Processione della Madonna della Provvidenza- è nato dalla volontà del Cav, il coordinamento associazioni di volontariato, e dall’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Martina Franca. Ma vede la partecipazione di tante realtà associative, tra cui anche l’associazione Salam ong ente che gestisce il centro Sprar e che ha sostenuto la gran parte delle spese per la realizzazione dell’orto sociale. Qui, da giugno, cinque uomini ed una donna di differenti nazionalità lavorano per tre ore al giorno, avviando un’opera di pulizia e di bonifica del fondo, e di preparazione del terreno da coltivare. Tutto questo in totale armonia con gli abitanti del quartiere con cui è nato anche un rapporto di condivisione e di progettualità: su consiglio di alcune donne, si procederà a piantare delle erbe officinali e aromatiche, mentre altri abitanti entusiasti dell’iniziativa intrapresa hanno offerto i loro terreni in disuso per creare nuovi orti sociali.
In pochissimo tempo, il fondo da discarica di erbacce e discarica di rifiuti di ogni genere, è diventato un luogo sano e vivo: un luogo di incontro, che dai prossimi mesi vedrà nascere e crescere le prime piante, i primi frutti di un lavoro di squadra. Non solo vi parteciperanno infatti i beneficiari, ma anche gli utenti dei partner che vi hanno aderito: Anteas, Auser, MC San Martino, Ar27 SerMartina. Da un lato il progetto mira alla socializzazione dall’altro guarda anche al futuro, perché oltre ad aumentare l’indice di rigenerazione urbana del quartiere, andrebbe a supportare anche le famiglie e persone in difficoltà: in quanto dalla coltivazione condivisa, trarrebbero anche un beneficio economico. In secondo luogo l’orto sociale rappresenta altresì un ottimo modo di fare formazione in vista di un possibile inserimento lavorativo, in un settore utile come quello della agricoltura, capace di associare “la tradizione”, i saperi antichi in contrasto ad ogni forma di adulterazione e contraffazione dei prodotti agricoli, alla “innovazione” – investendo in tecnologie verdi e riducendo l’utilizzo di energia, acqua e fitofarmaci.
E’ prevista altresì la collaborazione con enti di ricerca e nello specifico con l’Istituto Agronomo di Locorotondo, nonché l’organizzazione periodica di incontri conviviali e interculturali promossa dalle associazioni partner. E l’inaugurazione rappresenta proprio l’inizio di questo ciclo di incontri: sarà presentato il progetto ed allestita una mostra fotografica sul lavoro svolto dai beneficiari nell’orto sociale. Durante l’ inaugurazione i presenti potranno scambiarsi e degustare cibi internazionali e locali, sempre al fine di aumentare la conoscenza e l’interazione tra gli utenti e i cittadini, invitati a conoscere questa nuova realtà, che mira a restituire alla Puglia un nuovo volto, l’immagine di un luogo dell’accoglienza e della solidarietà.