In ogni Paese occidentale c’è un giornale capace di pubblicare scempiaggini, fare titoli iperbolici, esagerare. Così fa Libero sul colera oggi. L’epoca nella quale viviamo, anziché consentire l’approfondimento, il ragionamento grazie alla possibilità di cercare le notizie, leggere molte fonti diverse e così via, è l’epoca delle notizie false rilanciate in rete e, talvolta riprese dai grandi media per paura di prendere un buco, perdere click e così via.
Poi ci sono i giornali che con consapevolezza e per scelta veicolano immagini e contenuti fuorvianti con un disegno politico. Libero fa parte di questa categoria e il disegno politico è quello di alimentare la xenofobia e far crescere i consensi all’estrema destra razzista. La prima pagina pubblicata oggi (4 ottobre 2018) è un esempio perfetto. Non è la prima volta che il quotidiano diretto da Pietro Senaldi (cfr sotto) si lascia andare a titoli che ricordano alcune tra le pagine più buie della storia dell’umanità. In sintesi si dice che gli immigrati portano malattie. La copertina ricorda anche come nel 1973 l’epidemia di colera che fece tra i 12 e i 24 morti e scatenò il panico arrivò in città per via di una partita di cozze importate dalla Tunisia.
Il caso in questione è quello di una madre e figlio rientrati dal Bangladesh e residenti a Caserta. La madre non è in pericolo mentre il bambino è in terapia intensiva. I medici spiegano che non c’è nessun rischio di contagio se non per le persone che vivono a stretto contatto con loro. Il colera infatti è una malattia che non si trasmette per via aerea ma attraverso il cibo o il contatto con le feci o la saliva. Il ritorno del colera è quindi una non notizia o una piccola notizia di cronaca. Il giornale sceglie di aprire con una piccola notizia di cronaca. Lecito.
Libero non è nuovo a titoli di questo tenore. Del resto il giorno in cui il quotidiano di Milano titolava come qui sopra,
“Il Tempo” di Roma aveva come titolo: Ecco la malaria degli immigrati
Il titolo, come quello qui sotto, cui lo stesso direttore del giornale fa riferimento nell’attacco dell’articolo che porta la sua firma, non esprime il concetto: “una madre e un bambino del Bangladesh sono tornai in Italia con il colera”, che sarebbe un modo di enfatizzare la notizia minore, ma generalizza e dice “gli immigrati” ovvero un’intera categoria di persone, “hanno portato” che sottintende in qualche modo un ruolo attivo, quasi volontario. Nel sommario si dice: “ci regalano malattie”, come se, appunto, ci fosse un pericolo di contagio.
In Italia esiste un’Ordine dei giornalisti, un ente che è assente nella gran maggioranza dei Paesi del mondo, dove i giornalisti hanno associazioni nazionali/sindacato che si occupano di tutelare i loro interessi e di etica professionale. L’Ordine è un ente di autogoverno ed emana direttive, produce codici di etica professionale e così via. Nel Testo Unico dei doveri del giornalista sono previste sanzioni per chi discrimina o incita al razzismo. La legge che istituisce l’Ordine parla, naturalmente, “del rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati”. Bene, due violazioni che, come prevede il Titolo III della legge che istituisce l’Ordine, vanno dalla sospensione alla radiazione. La sanzione decisa da un Ordine come quello dei giornalisti non impedisce di scrivere e non impedirà a notizie false e incitamento all’odio di finire anche sui media tradizionali, ma almeno segnalerebbe l’esistenza in vita dell’Ordine stesso.
Fare paragoni con il passato peggiore è persino troppo semplice: qui accanto qualche esempio che viene dalla Germania nazista così come dalla stampa razzista americana dell’800 e ‘900 (le malattie che vengono dalle Chinatown e infestano le città).
Il messaggio è: attenti, portano malattie! La caratterizzazione dell’immigrazione come una malattia che si diffonde (o della presenza dell’altro, l’ebreo, come di una malattia che mette a rischio la civiltà Occidentale) è un classico della propaganda razzista. Una delle sequenze più famose di “Der Ewige Jude”, film pseudo documentario di propaganda nazista e di gran successo nella Germania del 1940, mette a confronto gli ebrei con i topi che trasportano il contagio, inondano il continente e divorano risorse preziose… a proposito, nello stesso film c’è una scena truce di macellazione rituale da parte di un macellaio ebreo. Qualcuno ricorda un tweet del Ministro dell’Interno italiano sui poveri agnelli sterminati senza pietà?