Il rapporto, giunto alla sua quarta edizione, presenta i dati relativi a 7.955 cittadini stranieri privi di regolare permesso di soggiorno che tra il 2014 e il 2017 si sono recati per la prima volta nell’ambulatorio medico del Naga. Il Rapporto analizza le caratteristiche del campione con riferimento a nazionalità, età, genere, situazione familiare, anzianità migratoria, livello di istruzione, situazione abitativa e condizione lavorativa. Inoltre, per la prima volta queste categorie sono state incrociate con le patologie di oltre 2.000 utenti che hanno raggiunto il Naga nel 2017. Complessivamente, emerge l’aumento del numero di cittadini stranieri irregolari arrivati da meno di un anno (dal 28% nel 2014 al 37% del 2017) a cui si associa una riduzione di quelli con lunga permanenza (più di quattro anni) che passano dal 43% nel 2014 al 32% nel 2017. È inoltre sensibilmente peggiorata la condizione abitativa del campione, con una tendenza alla sua precarizzazione. La percentuale di persone senza fissa dimora passa dal 19% del 2014 al 22% nel 2017, con un drammatico aumento per quanto riguarda in particolare il gruppo degli uomini senza dimora, che durante il periodo considerato è passato dal 23% del 2014 al 31% nel 2017. Per quanto riguarda la situazione lavorativa, è migliorata nel tempo. Nel 2017 il 35% degli utenti che si sono recati per la prima volta al Naga aveva un lavoro mentre nel 2014 gli occupati rappresentavano il 28,5%. Come già riportato nel precedente Rapporto, mentre in Italia la quasi totalità dei migranti occupati svolge lavori non qualificati, nel Paese di origine molti erano impiegati in occupazioni con elevato livello di specializzazione. Nonostante questo incremento dei livelli di occupazione, solo il 23% degli occupati ha un’occupazione che considera permanente, mentre la grande maggioranza ha un’occupazione percepita come saltuaria o sono lavoratori ambulanti. Il presente Rapporto prende in considerazione per la prima volta l’incidenza delle patologie dei cittadini stranieri irregolari, considerando quelli che si sono presentati per la prima volta all’ambulatorio Naga nel 2017. I dati mostrano che almeno il 10% di questi pazienti presenta condizioni cliniche, come quelle croniche (es. diabete e ipertensione) che necessitano di un intervento di secondo livello in ambito ospedaliero. I pazienti senza fissa dimora presentano una frequenza di patologie delle vie respiratorie e dermatologiche nettamente superiore ai pazienti che vivono in affitto o presso i datori di lavoro, verosimilmente causate dall’esposizione al freddo e dall’assenza di buone condizioni igieniche. Inoltre, la fragilità delle persone senza fissa dimora è documentata anche dalla elevata frequenza di disturbi psichici e comportamentali presenti in questo gruppo (10% vs 5,5% negli immigrati in affitto). Anche la tipologia occupazionale si associa a una diversa frequenza di patologie. Ad esempio, le malattie del sistema respiratorio sono molto più comuni fra i lavoratori ambulanti (22%) che fra quelli con un’occupazione temporanea (11%) e permanente (5,5%). Comune a tutti i gruppi è l’estrema rarità di malattie infettive (0,016% del campione Naga) e in particolare della tubercolosi. Lo studio mostra, con ricchezza di dati e fuori da ogni pregiudizio, come i cittadini stranieri irregolari a Milano rappresentino un gruppo di persone che ha i medesimi problemi di salute della popolazione italiana, ma le loro condizioni esistenziali sembrano comunque influire sulla frequenza delle patologie. Ancora una volta, il Naga presenta una fotografia del fenomeno migratorio diversa da quella corrente, una popolazione non minacciosa, ma minacciata.
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Il rapporto completo
Il comunicato stampa
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