A che punto è la riforma della cittadinanza? A un punto morto, verrebbe da dire con sconforto guardando il programma della Camera. Stando all’agenda dei lavori – posta in evidenza da Stranieriinitalia.it -, la discussione in aula sulle “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza”(che trovate nel nostro database Watchdog) dovrebbe arrivare a giugno, ed è l’ultimo progetto di legge all’ordine del giorno, dopo la discussione di altri tra i quali, ad esempio, quello sulla collaborazione strategica tra Italia e Montenegro, o sulla cooperazione militare tra Italia e Kazakhstan. La stessa urgenza non viene riconosciuta a una riforma, quella delle legge sulla cittadinanza, che potrebbe letteralmente cambiare la vita a moltissime persone.
Il 6 marzo 2012 la campagna L’Italia sono anch’io depositava alla Camera due proposte di legge di iniziativa popolare, chiedendo la riforma della legge sulla cittadinanza e l’introduzione del diritto di voto attivo e passivo alle elezioni amministrative per i cittadini stranieri non comunitari.
Giovedì 11 settembre 2014 la I Commissione Affari Costituzionali della Camera audiva la campagna, riprendendo la discussione delle varie proposte di legge di iniziativa parlamentare e popolare avanzate in materia di cittadinanza. Un’audizione arrivata dopo ben due anni e mezzo dal deposito della proposta. Allora, la campagna ribadiva la necessità di approvare la riforma, dopo innumerevoli annunci e prese di posizioni politiche. Ma all’audizione non è seguito più nulla.
La modifica della legge faciliterebbe finalmente il riconoscimento della cittadinanza alle tantissime persone nate in Italia da genitori stranieri, o arrivate in Italia da piccoli, colmando così la distanza che ancora perdura tra le norme e il paese reale. Una distanza di cui si sono accorti i cittadini italiani, che in più di 200mila hanno sottoscritto le due proposte di legge. Gli unici a non rendersi conto dell’urgenza della questione sembrano essere i rappresentanti istituzionali, che continuano colpevolmente a ignorare sia le moltissime persone ancora considerate straniere dallo stato – nonostante siano cresciute in Italia – sia la maggioranza degli italiani. Secondo i dati diffusi dall‘Ottavo Rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa, presentato lo scorso febbraio proprio alla Camera, il 72% degli italiani “è favorevole a concedere la cittadinanza a figli di immigrati nati in Italia. Anche la partecipazione politica degli stranieri regolari viene vista in modo positivo: per l’84% è giusto che votino alle elezioni amministrative del comune dove abitano e per il 78% anche alle elezioni politiche”.