In occasione delle molte iniziative promosse in questi giorni da parte della campagna LasciateCientrare, lanciata dalla Fnsi e da molte associazioni antirazziste, l’Asgi ha pubblicato un documento che ricorda le obiezioni essenziali avanzate dal movimento antirazzista sull’istituzione dei CPTA, poi CIE, sin dalla loro istituzione (1998). Con un titolo che non lascia spazio ad ambiguità “CIE, ZONE FRANCHE DELLO STATO DI DIRITTO”, il documento va oltre la rivendicazione del diritto di accesso ai centri per gli operatori dell’informazione e delle associazioni e pone l’attenzione sulla ingiustizia e l’inefficienza del sistema di detenzione e sulla necessità di ripensare il complesso delle politiche migratorie. Giustamente il documento sottolinea che l’introduzione di meccanismi di regolarizzazione ordinaria dei migranti in presenza di alcuni requisiti da prevedere per legge, ridurrebbe di molto il numero di cittadini stranieri irregolari destinatari di provvedimenti di espulsione. Sottolinea l’Asgi
“- che i CIE mortificano i diritti fondamentali delle persone, determinano una “pena” inutile, disumana, illegittima e molto costosa per le finanze pubbliche;
– che si potrebbe ridurre significativamente il numero degli espulsi se solo si prevedessero forme di regolarizzazione permanente a fronte dell’accertamento di indici sicuri di inclusione, e non espellere – sempre e comunque – a fronte della semplice irregolarità del soggiorno;
– che è falso lo stereotipo “straniero irregolare = delinquente”;
– che i “delinquenti” possono esser espulsi tramite le espulsioni giudiziali, che pure esistono ma sono inattuate in larga parte;
– che nei CIE ci sono molte persone ex detenute che lo Stato non è riuscito ad identificare dopo mesi o anni di galera, che debbono sopportare una ulteriore “pena”, con inutile aggravio di costi per le finanze dello Stato;
– che i CIE costano e che il rapporto costi/ benefici non li giustifica;”.
Sulla base di queste argomentazioni, l’Asgi torna a chiedere
“che venga superata la necessità artificiosa dei C.I.E., fino alla loro chiusura o almeno ad un loro utilizzo in casi veramente eccezionali, sotto stretto ed effettivo controllo della magistratura togata;”.
Leggi qui il documento completo.