“Questi immigrati sono costretti ad un atroce gioco dell’oca. Sono emigrati dalla loro terra passando per la Libia e finendo prima a Lampedusa e poi qui a Ponte Galeria. Adesso il ritorno a casa, senza aver commesso reati”. Con queste parole, il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni ha annunciato il rimpatrio, avvenuto oggi, di due delle tredici persone che nei giorni scorsi si erano cucite le labbra, in un estremo gesto di protesta contro il sistema di detenzione amministrativa e le condizioni invivibili della struttura in cui si trovavano, ossia il Cie di Ponte Galeria.
“Li abbiamo sentiti al telefono. Urlavano, cercavano di resistere”, ha commentato Gabriella Guido, portavoce della campagna LasciateCIEntrare, specificando che le persone rimpatriate sono due ragazzi marocchini di soli 26 anni.
“Non ci hanno permesso nemmeno di salutarli, sono entrati e in pochi minuti li hanno portati fuori”, ha dichiarato a Dinamopress un uomo trattenuto nel Cie.
Marroni ha espresso il timore che la stessa sorte possa toccare anche agli altri immigrati che si erano resi protagonisti della protesta, sottolineando che, seppure il rimpatrio non sia illegale, “dal punto di vista umano si poteva tentare di dare un permesso di soggiorno a queste persone che non hanno commesso reati”.
Marroni ha inoltre puntato l’indice contro i “tanti che hanno fatto promesse senza mantenerle”.
Gli altri immigrati trattenuti hanno risposto al rimpatrio forzato dei due nordafricani iniziando uno sciopero della fame.
Questa operazione arriva forse non casualmente il giorno prima del corteo previsto per domani a Ponte Galeria, organizzato per chiedere, ancora una volta, la chiusura della struttura.