Ancora una volta, un Centro di Identificazione ed Espulsione diventa teatro di una protesta.
Questa volta, è dal Cie di Ponte Galeria, in provincia di Roma, che si diffonde il fumo dei materassi bruciati.
A dare il via alla manifestazione sarebbe stato, secondo quanto riferito alla stampa dal garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni, “il rifiuto di un cittadino nigeriano di essere rimpatriato. La sua resistenza ha causato la reazione degli agenti”, e così altri cittadini nigeriani trattenuti avrebbero iniziato a protestare, salendo sui tetti della struttura detentiva e bruciando materassi e oggetti, rendendo inagibile, a causa del fumo, una parte del centro.
Una rivolta che secondo il sindaco di Roma Gianni Alemanno è dovuta alle condizioni “che probabilmente non saranno soddisfacenti” del Cie, “un luogo sicuramente brutto e non entusiasmante”, sempre secondo le parole del sindaco, che però crede nella necessità di mantenere queste strutture per contrastare la “troppa immigrazione clandestina”.
Un contrasto che, invece, si potrebbe forse concretizzare attraverso la modifica della normativa sull’immigrazione, anche alla luce degli ultimi dati forniti dalla Polizia di Stato e diffusi da Medu, che ha evidenziato come la detenzione amministrativa si conferma “uno strumento sostanzialmente fallimentare nel contrasto dell’immigrazione irregolare” (http://sostieni.cronachediordinariorazzismo.org/2013/01/cie-medu-diffonde-nuovi-dati/).
Come abbiamo più volte detto, ma soprattutto come testimoniano le continue proteste dei trattenuti, i Cie sono strutture che privano della libertà persone la cui unica “colpa” è quella di non avere regolari documenti. E questa privazione, già di per sé gravissima, a Ponte Galeria avviene in una struttura recintata con sbarre alte cinque metri, dove manca l’acqua calda, dove i pasti vengono definiti immangiabili, come testimonia l’ultima visita della campagna LasciateCIEntrare, svoltasi proprio presso il Cie di Ponte Galeria. (http://sostieni.cronachediordinariorazzismo.org/2013/02/immigrati-senza-diritti/). Dove tra l’altro, è bene ricordarlo, l’anno scorso si sono suicidate due persone.
La protesta di oggi è stata bloccata dai vigili del fuoco, intervenuti con tre squadre. Anche la questura di Roma ha inviato alcuni contingenti del reparto mobile, e sul posto sono arrivati anche gli agenti del commissariato di Fiumicino. “Domate le fiamme e sedati gli animi la situazione è tornata alla normalità”, scrivono i maggiori quotidiani. Ma, dopo questa ennesima protesta, giunta pochi giorni dopo che un giovane ivoriano si è dato fuoco per non essere rimpatriato (http://sostieni.cronachediordinariorazzismo.org/2013/02/la-disperazione-che-brucia/), sarebbe forse il caso di chiedersi: quale normalità?