Le notizie al riguardo sono ancora confuse, ma una cosa è certa: questa mattina, due corriere con 36 persone a bordo sono state viste uscire dal Cie di Gradisca d’Isonzo, dirette verso l’aeroporto di Trieste. Ad aspettarle, un aereo delle Poste italiane, destinazione il Cie di Trapani.
Il Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del Viminale ha infatti deciso lo sgombero del Centro di Identificazione ed Espulsione, tante volte sotto i riflettori per le pessime condizioni della struttura e per la situazione delle persone rinchiuse dentro (ne abbiamo parlato ad esempio qui, qui e qui).
Una decisione che non arriva dopo le innumerevoli denunce, provenienti da figure istituzionali come da associazioni del terzo settore: il Dipartimento si è espresso invece dopo tre giorni di proteste, scaturite in uno sciopero della fame messo in atto dai cittadini stranieri detenuti e nell’incendio di materassi e suppellettili, che ha portato al danneggiamento delle stanze. E’ stato proprio a causa dell’inagibilità della struttura che il Ministero ha deciso di procedere con il trasferimento di alcune persone, e con la consegna di molti fogli di via per le altre.
Proprio a seguito della protesta, il presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato Luigi Manconi ha presentato al Viminale un’interpellanza urgente: “Quanto è successo nelle ultime ore dimostra come il Cie di Gradisca sia la manifestazione più drammatica della inefficacia di questi posti: condizioni di vita disumane e tensione altissima che si contiene con difficoltà. Quindi va chiuso al più presto. Io stesso, con una delegazione della Commissione per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, il 10 settembre scorso mi sono recato in visita al centro, riscontrando numerose criticità nelle condizioni di vita delle persone lì trattenute. Alla luce di questo ennesimo episodio – ha concluso Manconi – torno a chiedere al Ministro dell’interno Angelino Alfano di affrontare con urgenza e alla radice la questione dei Centri di identificazione ed espulsione e di riconsiderare l’intero sistema di gestione dell’immigrazione nel nostro Paese”.
Lo sgombero è stato però smentito dalla Questura di Gorizia, secondo cui i posti agibili sarebbero circa diciotto.
Di certo c’è il trasferimento di alcune persone da Gorizia verso altri Cie e l’accelerazione delle pratiche per i rimpatri. La Tenda per la pace i diritti, associazione che da anni denuncia le condizioni inumane del centro, si chiede “con che criteri alcune persone vengono trasferite, mentre ad altri viene consegnato un foglio di via”.
Ma, di fronte a questa situazione, quello che l’associazione, insieme alle altre realtà antirazziste, chiede con forza, è la chiusura definitiva del Cie. La preoccupazione è infatti che la situazione sia temporanea e che il Cie torni a essere usato una volta ripristinata l’agibilità. Per questo, invita tutte e tutti alla giornata indetta per il 16 novembre prossimo dal Movimento contro il CIE, che si è dato appuntamento a Gradisca d’Isonzo per chiedere la chiusura definitiva della struttura.