Il giudice civile del Tribunale di Bari ha ordinato al Ministero dell’Interno e alla Prefettura di eseguire, “entro il termine improrogabile” di 90 giorni, i lavori necessari a garantire condizioni minime di rispetto dei diritti umani nel Cie del capoluogo pugliese. Condizioni che, ad oggi, secondo il Tribunale non ci sono.
Lo comunica l’associazione Class Action Procedimentale, che lo scorso 12 giugno 2012 si era fatta promotrice di una class action che chiedeva proprio la chiusura della struttura, sulla base del fatto che in essa mancavano degli elementi basilari per garantire la tutela della dignità umana.
Il Tribunale ha confermato quanto esposto dagli avvocati dell’associazione: i servizi igienici sono, oltre che in un pessimo stato di manutenzione, “insufficienti rispetto alle Linee Guida ministeriali”; non esiste un sistema di oscuramento anche parziale delle finestre, né un impianto di areazione; non ci sono abbastanza spazi per eventuali attività didattiche e ricreative; lo spazio usato come mensa non è a norma con le Linee Guida ministeriali.
Secondo quanto disposto dal Tribunale, se i lavori non verranno svolti entro 90 giorni “tutti gli stranieri ivi trattenuti” dovranno essere trasferiti in altri Cie.
“Il Tribunale ha accolto gran parte delle nostre richieste” affermano gli avvocati dell’associazione, per i quali il provvedimento “costituisce un’ulteriore tappa per la definitiva chiusura di una struttura carceraria extra ordinem che calpesta i valori fondamentali di tutela dei diritti umani su cui si basa l’ordinamento costituzionale della nostra Repubblica”.
Quanto disposto dal Tribunale di Bari è sicuramente importante. Tuttavia, come notano gli avvocati, l’obiettivo resta l’eliminazione definitiva del Cie: la chiusura di questa come di tutte le altre strutture di detenzione amministrativa è l’unico provvedimento che garantirebbe davvero il rispetto dei diritti umani.
Qui il testo del provvedimento.