Il 9 dicembre alla Camera sono state discusse diverse mozioni presentate da Pd, Scelta Civica, Sel, PDL e M5S in materia di detenzione amministrativa. La Camera ha approvato la mozione del PD, una mozione che sebbene nella premessa sottolinei la disumanità, l’inefficacia e l’inefficienza del sistema dei Cie e dei Cara si chiude con un dispositivo (la parte che chiede un impegno al Governo) molto debole.
Il sistema dei Cie, come ha efficacemente evidenziato MEDU in un comunicato diffuso il 9 dicembre, è già imploso. Solo sei dei tredici CIE presenti sono attualmente in funzione; non solo, ma queste sei strutture sono operative al 50%. Il fallimento del sistema di detenzione è sotto gli occhi di tutti, persino degli operatori delle forze dell’ordine. Decine le visite di denuncia effettuate da associazioni, giornalisti e parlamentari. Decine le inchieste e i video che raccontano le continue violazioni di diritti che avvengono nei centri. Eppure. Eppure quando si tratta di agire politicamente di conseguenza, la “timidezza” prevale.
Questo il dispositivo della mozione approvata alla Camera:
La Camera (…) impegna il Governo:
“a ripensare gli attuali strumenti di gestione dell’immigrazione irregolare che risultano inefficaci (per quanto attiene all’effettività dei provvedimenti di espulsione) e costosi – tenendo conto che l’aumento dei costi è incongruo rispetto agli obiettivi – e ad abbattere i tempi di permanenza nei centri di identificazione ed espulsione, oggi inaccettabili per durata e inutili, oltre il periodo iniziale, all’effettiva identificazione delle persone trattenute;
ad assumere iniziative per riformare l’intera disciplina dell’ingresso, del soggiorno e dell’allontanamento dei cittadini stranieri, riducendo a misura eccezionale, o comunque del tutto residuale, il trattenimento dello straniero ai fini del suo rimpatrio, a favorire l’opzione del rimpatrio volontario assistito prima di procedere a qualunque forma di allontanamento coatto e a mettere in atto programmi di assistenza al rimpatrio volontario e di reintegrazione nei Paesi di origine, assicurando una capillare informazione su questi programmi;
ad assumere iniziative per rivisitare le norme che sanzionano l’ingresso e il soggiorno irregolare, fermo restando il diritto del Paese, secondo le norme internazionali vigenti, all’espulsione come sanzione amministrativa quando non esistano i requisiti per il soggiorno regolare o per l’accoglimento dell’istanza di protezione umanitaria;
ad introdurre politiche migratorie atte a garantire effettive possibilità di ingresso regolare e di inserimento sociale, nonché a introdurre meccanismi di regolarizzazione ordinaria;
ad intervenire sulla disciplina di permanenza, per evitare il trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione di coloro che hanno bisogno di protezione, come le vittime di tratta, i minori, i richiedenti asilo;
a evitare il trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione di coloro che, dopo un periodo di detenzione penale, non siano già stati identificati in carcere come previsto e come è da incentivare come prassi ordinaria;
a garantire che le pratiche necessarie ai fini dell’identificazione e delle eventuali procedure di rimpatrio avvengano nel massimo della trasparenza, garantendo ai profughi (a maggior ragione se minorenni) un’adeguata ospitalità presso centri appositi in cui sia garantita l’assistenza psicologica e legale;
a garantire il periodico monitoraggio da parte delle prefetture delle reali condizioni di vita nei centri, verificando la congruenza dei servizi offerti con le convenzioni in essere e ad uniformare ed armonizzare i regolamenti e le convenzioni su tutto il territorio nazionale, così da assicurare unità di trattamento nei centri di identificazione ed espulsione;
a eliminare ogni restrizione e difficoltà al normale ingresso di associazioni umanitarie e organizzazioni non governative all’interno dei centri, al fine di umanizzare le condizioni di vita, sostenere un clima di collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti, individuare e sciogliere eventuali problemi sociali non identificabili al momento dell’ingresso, favorire, laddove possibile, il reinserimento sociale, nonché prevenire tensioni;
ad assumere un’iniziativa normativa organica in materia di asilo nel rispetto dell’articolo 10 della Costituzione.”
Un dispositivo che a nostro parere continua a legittimare il sistema di detenzione amministrativa. Lunaria, come molte altre associazioni, chiede da tempo la chiusura dei CIE, per la verità è tra quelle associazioni che avevano contestato la loro istituzione. E’ improbabile che questo obiettivo possa essere raggiunto con l’attuale maggioranza politica in Parlamento. Ma se è saggio non attendersi grandi riforme nei prossimi mesi, è anche vero che nelle “compatibilità politiche istituzionali date” sarebbe possibile almeno ridurre immediatamente i tempi di trattenimento.
Perché in nessuno dei dispositivi delle mozioni presentate è stata inserita la richiesta al governo di intervenire immediatamente per ridurre i tempi di trattenimento riportandoli al massimo di 60 giorni previsti quando il sistema è stato istituito? Una richiesta per noi assolutamente minimale e insufficiente che però avrebbe potuto vincolare il Governo su un impegno più preciso rispetto alla generica richiesta di riformare la normativa sull’immigrazione, destinata per altro a rimanere lettera morta ancora per molto tempo.
Naturalmente saremo felici di essere smentiti.