A Expo Milano, Caritas Italiana ha presentato il Rapporto 2015 del Progetto Presidio, l’iniziativa che opera in favore dei lavoratori stranieri irregolarmente impiegati in agricoltura, in 10 territori italiani nei quali il fenomeno appare più radicato. Grazie all’impegno delle diocesi coinvolte (Acerenza, Caserta, Foggia, Melfi, Rapolla, Venosa, Nardò, Gallipoli, Oppido M., Palmi, Ragusa, Saluzzo, Teggiano, Policastro, Trani, Barletta, Bisceglie), il rapporto 2015 raccoglie le storie e individua le principali criticità segnalate da lavoratori non solo in termini di violazioni di diritti collegati alla prestazione lavorativa, ma anche, più in generale, dei diritti della persona.
Nato per monitorare la situazione emergenziale che soprattutto d’estate riversa nelle nostre campagne migliaia di lavoratori stranieri, il Progetto Presidio ha permesso di far emergere la condizione di sfruttamento di circa 1.300 lavoratori. Oltre alle nazionalità subsahariane, emerge sempre più la componente dei cittadini comunitari, rumeni e bulgari, che in alcuni territori sono particolarmente coinvolti nel lavoro gravemente sfruttato. All’interno delle suddette comunità, si registra una significativa presenza di donne. Mediamente le persone prese in carico dal progetto Presidio sono prevalentemente uomini giovani (20/30 anni), provenienti dall’Africa subsahariana, spesso da aree rurali dei rispettivi paesi; hanno un livello di scolarizzazione mediobasso e vivono in condizioni alloggiative molto critiche.
Quanto alla condizione lavorativa, dal rapporto emerge che: si registra una sistematica violazione dei diritti del lavoro riconosciuti dall’ordinamento italiano, a partire dalla paga, dal mancato diritto al riposo, alla sicurezza sul lavoro; lo sfruttamento è realizzato con le più diverse pratiche: dall’utilizzo obbligatorio del mezzo di trasporto predisposto dal datore di lavoro o dal caporale, all’alloggio forzato, fino al trattenimento dei documenti; diffusa è anche la pratica del grigio, che dà alla prestazione lavorativa solo una veste di apparente rispetto della normativa, violandola nella sostanza, attraverso la mancata corresponsione della retribuzione indicata in busta paga. I dati raccolti attraverso Presidio, in determinate realtà, dimostrano che il fenomeno è presente ormai tutto l’anno, grazie al sempre più ampio ricorso alle coltivazioni in serra e alla diffusione delle pratiche di sfruttamento in settori nascosti, in ambiti e ambienti poco visibili. Ciò avviene in particolare nel territorio del Presidio di Trani, di Teggiano, di Ragusa, dove la presenza di immigrati vittime di sfruttamento lavorativo è radicata e stanziale, senza che per questo le condizioni lavorative siano migliori.
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