Della situazione del Cara (centro accoglienza richiedenti asilo) di Mineo, in Sicilia ne abbiamo parlato più volte, e non solo di recente (leggi qui). Si tratta del “centro di accoglienza per richiedenti asilo” più grande d’Europa, al cui interno attualmente vi sono più di 3000 persone. Per di più, una struttura al centro delle indagini relative a Mafia Capitale. Già nel maggio dello scorso anno, una manifestazione di associazioni e privati cittadini ne chiedeva a gran voce la chiusura (leggi qui). Una manifestazione che ha visto la partecipazione di diverse realtà, con l’unico obiettivo di impedire la riconversione del CARA e sollecitarne la chiusura, in nome di un’accoglienza più dignitosa, perseguita solo attraverso progetti di piccole dimensioni, diffusi sul territorio, secondo uniformi criteri e direttive, e previo controllo dei requisiti degli enti di gestione e della formazione del personale, e contro un approccio securitario e contenitivo. Alla fine del 2014, un documento pubblicato da diverse associazioni, tra cui Asgi e Borderline, ribadisce una quotidianità, all’interno del Cara, fatta di “gravi e sistematiche violazioni dei diritti fondamentali”.
Contro questa situazione, anche i richiedenti asilo stessi hanno organizzato negli anni molte manifestazioni di protesta mai prese in considerazione dalle istituzioni, la cui risposta è sempre stata solo repressiva: cosa che peraltro ha reso più semplice la strumentalizzazione, da parte di gruppi di destra e movimenti razzisti, delle giuste proteste dei cittadini stranieri.
Oggi, pubblichiamo il comunicato della Rete Antirazzista Catanese che, per l’ennesima volta, ne chiede l’immediata chiusura.
CHIUDIAMO SUBITO IL CARA DI MINEO!
Basta clientelismo e segregazione
La Rete Antirazzista Catanese ha denunciato il megabussiness del Cara di Mineo sin dalla sua istituzione. Oggi, dopo che l’inchiesta Mafia Capitale ha ricostruito la gestione clientelare degli appalti e il legame fra mafia e politica noto come sistema Odevaine, sperimentato proprio al Cara di Mineo, lo scandalo ha finito col sommergere i gestori del centro ed i loro padrini politici. Sia la commissione antimafia che l’autorità nazionale anticorruzione da settimane denunciano le numerose illegalità, richiamando le forze politiche e sociali che non hanno mostrato alcuna capacità di controllo e di intervento, ma hanno brillato per la loro latitanza/connivenza. E mentre piovono gli avvisi di garanzia la destra xenofoba e razzista chiede la chiusura del Cara di Mineo con la motivazione che tanti italiani gradirebbero abitare nelle villette del Residence degli Aranci ( ad 11 km dal primo centro abitato!) e che non si possono spendere milioni di euro per fare giocare a pallone dei “clandestini”. Peccato che proprio la destra di Alfano e Castiglione ha fatto in questo territorio la sua fortuna elettorale, promettendo posti di lavoro al Cara di Mineo in cambio di sostegno politico. Le nostre motivazioni sono diametralmente opposte e nascono dalle tante testimonianze raccolte e dalle esperienze vissute negli anni davanti al Cara di Mineo. Storie di vita drammatiche (anche di suicidi: Mulue Ghirmay, eritreo ventunenne impiccatosi dentro il Cara il 14 dicembre 2013), vite sospese per anni per consentire ai gestori del Cara di speculare sulla pelle dei migranti, diritti negati, a cominciare dal pocket-money elargito in sigarette (sarebbe interessante sapere chi ne ha beneficiato finora) che ha gettato tanti uomini e donne nelle grinfie di caporali e sfruttatori di vario genere ( prostituzione compresa).
Come mai ci vogliono anni per capire che, se raddoppiano le presenze nel Cara dall’inizio 2013 (nonostante vi fossero state decine di proteste fino al 2012 con metà degli “ospiti”),da una parte aumenta il business, ma, dalla parte delle vittime della pseudo-accoglienza, le condizioni di sovraffollamento e di vivibilità peggiorano sempre più ? Come mai, a partire dal sindaco Bianco, tanti politicanti abbiano sponsorizzato il Cara della vergogna (presentazione a Montecitorio nel dicembre 2013 del vergognoso film “Io sono io e tu sei tu” ed allo stadio Massimino l’11 aprile 2014 la partita dell’Accoglienza con la nazionale attori) ?
Per queste ragioni, oggi più che mai è necessaria una ripresa della mobilitazione per chiudere il Cara di Mineo, assumendo il punto di vista delle vittime e rilanciando modelli di accoglienza dignitosi per i migranti che arrivano sulle nostre coste. In queste settimane sta emergendo la vergognosa diffusione della piaga del caporalato anche fra i richiedenti asilo, che ,a causa delle condizioni d’indigenza e dell’attesa dell’esame della commissione di almeno 18 mesi, offrono la loro forza-lavoro “usa e getta” anche per 15/10 euro al giorno per raccogliere le arance. Naturalmente le istituzioni preposte al rispetto delle norme contrattuali e salariali sono latitanti, come nel resto del catanese e della Sicilia e ci sono sindacati (sempre solidali con la sicurezza delle forze di polizia) che si accorgono di questa drammatica piaga, ma ingigantiscono il pericolo dei migranti, che ruberebbero il lavoro ai lavoratori stagionali locali, anziché impegnarsi a costruire percorsi di solidarietà e di lotta fra tutti i lavoratori.
I media hanno pesanti responsabilità nel non accendere i riflettori sulle frequenti violazioni dei diritti dentro il Cara (ed attorno), accontentandosi delle versioni ufficiali e dei deliri razzisti di Salvini e dei fascio-leghisti. E’ così difficile dare voce a chi non ha voce: i/le richiedenti asilo, che non trovano sponde esterne solidali? Facciamo appello a costruire una mobilitazione che chieda le dimissioni del sindaco di Mineo Aloisi e del sottosegretario Castiglione ed a organizzare una manifestazione regionale di fronte al Cara di Mineo.