Segnaliamo qui di seguito l’articolo pubblicato sul blog di ADIF, Associazione Diritti e Frontiere, scritto da Fulvio Vassallo Paleologo. “Secondo il governo italiano, sarebbe insostenibile che tutte le navi che fanno operazioni di ricerca e salvataggio approdino in porti italiani. Si starebbe dunque valutando la possibilità di negare l’approdo ne alle navi umanitarie che effettuano salvataggi dei migranti davanti alla Libia ma battono bandiera diversa da quella del nostro Paese.Una discriminazione che non potrà trovare alcuna base legale”. Quanto proposto dal governo italiano, osserva Paleologo, oltre a risultare gravemente discriminatorio contro le ONG, si pone contro le Convenzioni internazionali di diritto del mare e trascende le competenze dell’Unione Europea, fissate dai Trattati.
di Fulvio Vassallo Paleologo
Adesso il governo vuole impedire alle navi delle ONG l’attracco nei porti italiani. La notizia era nell’aria da settimane ed era già al centro delle proposte delle destre xenofobe e degli organi di stampa contigui, dopo la campagna mediatica di attacco alle ONG che soccorrono migranti al largo della Libia. Una campagna avvelenata, lanciata da Frontex e subito ripresa dai principali giornali, dopo le dichiarazioni del procuratore di Catania, che fino ad oggi non ha fatto emergere un solo fatto rilevante come reato.
In Germania si è arrivati al punto di indagare le ONG, prima ancora che intraprendano missioni di socorso nel Mediterraneo centrale. Ovunque si sta tentando di trasformare la solidarietà in reato. Anche con la modifica delle Direttive europee.
Adesso sembra che il governo italiano abbia comunicato ufficialmente all’Unione Europea l’intenzione di “chiudere” i porti italiani alle navi delle Organizzazioni umanitarie che fino ad oggi, sotto il coordinamento della Guardia Costiera e su direttive impartite dal Ministero dell’interno, hanno sbarcato i naufraghi soccorsi nel Mediterraneo centrale nel “porto sicuro più vicino”, dunque in un porto italiano, come prescritto dalle Convenzioni internazionali e come richiesto da un sia pur minimo senso d’umanità. Ma dopo i risultati elettorali qualcuno pensa di recuperare consenso anche a costo di violare il diritto internazionale.
Secondo quanto riportato oggi dal quotidiano “La Repubblica”, “il governo starebbe valutando la possibilità di negare l’approdo nei porti italiani alle navi che effettuano salvataggi dei migranti davanti alla Libia ma battono bandiera diversa da quella del nostro Paese.
Secondo il governo italiano è ormai “insostenibile che tutte le imbarcazioni che operano nel Mediterraneo centrale portino le persone soccorse in Italia”. Neppure una parola sul ritiro delle navi europee e sull’inesistenza di canali legali di ingresso in Europa. Neppure una parola sulla sorte della missione Eunavfor Med che pure dovrebbe essere ancora operativa. O sulla riduzione delle navi impegnate nelle missioni dell’Agenzia europea Frontex.
Secondo quanto riferito dalla stampa, il governo italiano avrebbe dato mandato al rappresentante presso la Ue, l’ambasciatore Maurizio Massari, di porre formalmente al commissario per le migrazioni Dimitris Avramopoulos il tema degli sbarchi di migranti provenienti dalla Libia e soccorsi dalle navi umanitarie. Nel messaggio consegnato dall’Italia alla Commissione si ribadisce come la situazione che sta affrontando l’Italia sia grave, e che l’Europa “non può voltarsi dall’altra parte”. Massari, nel suo incontro con Avramopoulos ha evidenziato “che la situazione è ai limiti della capacità di gestione, con un impatto sulla vita socio-politica del Paese. Per questo potrebbe essere difficile permettere nuovi sbarchi”. Un linguaggio cinico e vagamente intimidatorio.
Secondo il governo italiano, sarebbe insostenibile che tutte le navi che fanno operazioni di ricerca e salvataggio approdino in porti italiani. Si starebbe dunque valutando la possibilità di negare l’approdo ne alle navi umanitarie che effettuano salvataggi dei migranti davanti alla Libia ma battono bandiera diversa da quella del nostro Paese.Una discriminazione che non potrà trovare alcuna base legale.
Come riferisce “La Repubblica”, “L’eventuale blocco degli sbarchi di migranti riguarderebbe solo le navi gestite dalle Organizzazioni non governative. Durante l’incontro con il commissario Avramopoulos, l’ambasciatore italiano non avrebbe annunciato alcuna modifica delle operazioni Ue nel Mediterraneo centrale, che prevedono lo sbarco di migranti nei porti italiani da parte delle navi dei Paesi europei partecipanti. Per cambiare il mandato e le modalità operative delle operazioni Triton e Sophia servirebbe un accordo “all’unanimità”, ricorda una fonte comunitaria. I servizi giuridici della Commissione sono al lavoro per valutare le implicazioni giuridiche della decisione italiana. Secondo una prima analisi, sarebbe possibile per le navi che battono bandiera di un altro Paese e che operano fuori dall’area di ricerca e soccorso (Serach and rescue o Sar, ndr) italiana”.
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