Il quotidiano Il giorno riporta una breve notizia di un fatto di cronaca, a nostro avviso, gravissimo.
Siamo a Rozzano, nel milanese, dove una donna dello Sri Lanka di 41 anni è stata vittima di un duro pestaggio da parte del suo datore di lavoro (qualche giorno fa era toccato ad un bracciante, ne parliamo qui).
La violenza è avvenuta nell’appartamento di una coppia di anziani presso i quali la donna svolgeva tutti i giorni dei lavori domestici. Ieri dopo aver saputo della possibilità di regolarizzare la sua presenza in Italia attraverso le disposizioni previste all’art.103 del cosiddetto Decreto Rilancio (ne parliamo qui), la signora ha chiesto al suo datore di lavoro di poter stipulare un regolare contratto per poter presentare l’istanza per il permesso di soggiorno.
Al rifiuto da parte dell’uomo, la donna ha protestato minacciando di andarsene e ne è nata una accesa discussione. Secondo quanto riportato, la donna è stata quindi aggredita con una serie di pugni al volto e alla testa. Sentite le urla, alcuni vicini hanno chiamato il 112. Entrati nell’appartamento, le forze dell’ordine hanno trovato i due anziani che volevano denunciare la “colf”“colpevole” di aver osato chiedere il contratto regolare di lavoro e la donna col volto insanguinato. La donna è stata trasportata al pronto soccorso, dove è stata ricoverata in osservazione, ma non è in gravi condizioni. Sarà ascoltata dalle forze dell’ordine che hanno denunciato a piede libero l’anziano aggressore.
E’ un fatto gravissimo e al tempo stesso un segnale inquietante. Questo è quanto potrebbe accadere a tanti altri lavoratori e lavoratrici a nero, braccianti o “colf” che siano, che chiederanno ai rispettivi datori di lavoro di poter essere regolarizzati. Questo può accadere quando la procedura di emersione del rapporto di lavoro è messa nelle mani dei datori di lavoro.