Indignazione, commozione, lutto nazionale. Queste sono alcune delle reazioni alla tremenda strage di Lampedusa, in cui hanno perso la vita 213 persone.
Incredibilmente, però, i sopravvissuti sono stati indagati dalla procura di Agrigento per il “reato di immigrazione clandestina”.
Ci associamo all’appello di Asgi, perchè “chi e’ in pericolo di vita va soccorso e chi è sopravvissuto va tutelato, non indagato”!
Chi e’ in pericolo di vita va soccorso
e chi è sopravvissuto va tutelato, non indagato
A pochi giorni dalla strage di Lampedusa, mentre e’ in corso il recupero delle salme, ancora in fondo al mare e con negli occhi le immagini di decine delle bare allineate delle vittime, l’ASGI esprime grandissime perplessità di fronte al comportamento della procura di Agrigento che ha iscritto nel registro degli indagati tutti i sopravvissuti per il reato di ingresso irregolare di cui all’art. 10 bis. Si tratta di un atto dovuto, sostiene la Procura, sino a che il reato non verrà eliminato dal nostro ordinamento. Davvero sfugge il senso di attivarsi con tale celerità per criminalizzare soggetti che hanno vissuto una così immane tragedia, quando già appare evidente che gli eventuali procedimenti che si dovessero aprire nei confronti dei rifugiati sono destinati a concludersi con una sentenza di non luogo a procedere, visto che essi hanno diritto a forme di protezione internazionale.
Si evidenzia inoltre come non può affatto essere considerato irregolare l’ingresso di coloro che sopravvivono ad un naufragio, sprovvisti dei requisiti formali per l’ingresso se presentano tempestivamente domanda di asilo alle autorità perché in tali ipotesi la condotta appare lecita fin dall’inizio.
Ad ogni modo anche l’evidente assurdità di detta situazione mette in luce ancora una volta come sia inderogabile l’eliminazione dal nostro ordinamento del reato di immigrazione irregolare, norma del tutto insensata e di dubbia conformità con il diritto dell’Unione, che ha inutilmente moltiplicato processi inutili e colpito proprio i soggetti più deboli e bisognosi di aiuto.
Alla luce delle dichiarazioni riportate dalla stampa da parte di alcuni rappresentanti politici, sebbene non vi siano al momento in cui scriviamo indagini per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina verso coloro che hanno preso parte alle operazioni di soccorso, ci sembra importante ricordare che, se venissero avviate, ciò costituirebbe un vero e proprio assurdo giuridico: si indagherebbero infatti soggetti che hanno operato per indiscutibili finalità di soccorso, e che dunque possono senza alcun dubbio invocare la scriminante dello stato di necessità, dimenticando che, a norma dell’art. 12, co. 2, T.U. Immigrazione non costituiscono reato le attività di soccorso e assistenza umanitaria prestate in Italia nei confronti degli stranieri in condizione di bisogno comunque presenti nel territorio. Le disposizioni, pure pessime, della legge Bossi-Fini qui non c’entrano quindi nulla: non vi è infatti alcuna disposizione della legge che imponga di indagare i soccorritori; al contrario i principi generali del diritto penale indicano chiaramente la liceità (se non la doverosità) di ogni azione di soccorso di soggetti in pericolo di vita.
Quanto meno discutibile risulta invece che non venga aperta alcuna indagine per valutare se vi siano state o meno omissioni o gravi ritardi nei soccorsi, che si configurerebbero invece quali gravissimi reati qualora risultassero accertate (dall’omissione di soccorso, all’omicidio mediante omissione).
L’ASGI auspica che la Procura di Agrigento non contribuisca a trasmettere il messaggio, disumano, oltre che giuridicamente errato, che l’ordinamento tutela chi non interviene a salvare persone a rischio di morte, e punisce chi fa il proprio dovere, sul piano etico e giuridico; ciò avrebbe possibili gravissime conseguenze sulle modalità di comportamento di chi, in futuro, si troverà a dover scegliere se intervenire o meno in situazioni analoghe.