Il cosiddetto “reato di clandestinità” introdotto dal pacchetto sicurezza nel 2009 viene ancora una volta messo in discussione davanti alla Corte di Giustizia europea. La sollecitazione questa volta arriva da Lecce. Un giudice di pace, al quale è stato sottoposto il caso di un cittadino senegalese arrestato nel marzo scorso ed espulso dal territorio italiano, invita la Corte di Giustizia Europea a verificare la compatibilità della legislazione italiana con la normativa comunitaria. Il giudice Cosimo Rochira ha manifestato forti perplessità in merito alla compatibilità del “reato di clandestinità” (previsto dall’articolo 10 bis del testo unico sull’immigrazione), con gli obiettivi della “Direttiva comunitaria sui rimpatri dei cittadini extracomunitari irregolarmente soggiornanti sul territorio degli Stati membri”. L’eventuale conferma della incompatibilità da parte della Corte di Giustizia potrebbe comportare l’immediata disapplicazione del “reato di clandestinità”. Già in aprile, del resto, la Corte di Giustizia, affrontando il caso di Hassen El Dridi, cittadino algerino condannato dal Tribunale di Trento ad un anno di reclusione nel 2010 per non aver rispettato il decreto di espulsione, aveva bocciato l’art.14 comma 5-ter della legge 94/2009 nella parte in cui prevede la pena della reclusione per il cittadino di un paese terzo in soggiorno irregolare che non abbia ottemperato l’ordine di lasciare il territorio nazionale considerato in contrasto con la Direttiva 2008/115/CE sui rimpatri.