Segnaliamo una lettera inviata da una giovane donna all’Asgi.
La ragazza, di origine albanese, si è vista rigettare la richiesta di cittadinanza per il fatto che la sua iscrizione anagrafica è avvenuta alcuni anni dopo la nascita.
“Mi sento una condannata, per un reato che non ho commesso”, scrive la giovane. Infatti, di questa mancanza sarebbero responsabili le istituzioni, che negarono l’iscrizione a sua madre in quanto titolare di un permesso di soggiorno per studio: una decisione priva di fondamento giuridico, come sottolineato nella lettera.
Inoltre, la ragazza evidenzia come il Ministero si sia espresso negativamente circa la domanda di cittadinanza, nonostante il sindaco del suo Comune di residenza abbia inviato tutta la documentazione utile a dimostrare la continuità del suo soggiorno legale.
Tutto ciò, nonostante la recente sentenza del Tribunale dell’Emilia Romagna, che ha sancito il diritto di una persona nata in Italia, che vi abbia vissuto continuativamente sino a diciotto anni, di ottenere la cittadinanza anche se manca per alcuni anni l’iscrizione anagrafica (ne abbiamo parlato qui).
Una situazione che accomuna moltissimi ragazzi e ragazze, come ricorda la giovane, che chiede “al Ministro dell’interno, di dare istruzioni, con una circolare, perchè venga riconosciuto il nostro essere italiani, non solo di fatto, ma di diritto”.
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