Attesa (con timore) da diversi giorni, è stata emanata oggi la circolare del Ministro dell’Interno n. 16012/110, indirizzata a tutti i Prefetti, avente come oggetto “Insediamenti di comunità Rom, Sinti e Caminanti”, con la quale si chiede la collaborazione a delineare il quadro della situazione dei campi abusivi, per predisporre successivamente un piano di sgomberi.
L’idea del “censimento” era già stata annunciata un anno fa, quando il Ministro aveva informato: “al Ministero mi sto facendo preparare un dossier sulla questione rom in Italia. Occorre fare una ricognizione per vedere chi, come, quanti sono, rifacendo quindi il censimento. Facciamo un’anagrafe, una fotografia della situazione. Se gli stranieri irregolari vanno espulsi, i rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa”. L’uscita del Ministro aveva sollevato non pochi dubbi di costituzionalità e più generali polemiche, traducendosi persino in una denuncia per diffusione di idee basate “sull’odio razziale ed etnico” .
Oggi vengono meno anche questi dubbi. Quella che la circolare definisce una ricognizione presenta infatti tutte le caratteristiche di una schedatura basata sull’appartenenza etnica, gravemente minacciosa e offensiva nei confronti dei diritti umani, vietata dalla nostra Costituzione oltre che da atti di valore internazionale come la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, e produttrice di sentimenti xenofobi e razzisti (noi avevamo commentato l’allora proposta così).
Occorre ricordare che l’Italia è da tempo sotto osservazione da parte degli organismi di monitoraggio internazionali ed europei proprio a causa dell’implementazione di politiche discriminatorie e segreganti nei confronti delle popolazioni rom e sinti presenti sul territorio nazionale, oltre che per le continue operazioni di sgombero forzato ed è già stata condannata in passato per la proposta di schedatura, attraverso la raccolta delle impronte digitali della popolazione rom, fatta tra il 2009 e il 2011 dall’allora Ministro dell’Interno Maroni (per approfondimenti si invita a consultare l’ultimo Rapporto dell’Associazione 21 Luglio).
La circolare giunge all’indomani dell’ennesimo sgombero, quello dei 340 occupanti, di cui 84 minori, dell’ex scuola di via Cardinal Capranica, nel quartiere romano di Primavalle. Mentre l’evento a cui il Ministro si appella è quello del rogo sviluppatosi dal campo di Lamezia Terme che, così come scritto nella circolare, “ha posto l’esigenza di una specifica attenzione sulle significative situazioni di illegalità e di degrado che frequentemente si registrano negli insediamenti che spesso si configurano un concreto pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica”.
Degli insediamenti oltre il fatto di essere “sorti comunque in maniera illegittima”, preoccupano le condizioni igieniche e relative all’ordine e alla sicurezza pubblica. Obiettivo ultimo della circolare è infatti la “riaffermazione della legalità”.
Per fare questo il Ministro indica due step. Il primo è appunto quella che viene definita una ricognizione, che dovrà riguardare: la tipologia degli insediamenti e la densità abitativa, le condizioni dei campi (presenza di reti idriche, elettriche e fognarie, allacci abusivi), la presenza di strutture fisse e mobili, i pregressi incendi o altri episodi pregiudizievoli per l’incolumità pubblica, il numero di minori presenti negli insediamenti, le loro condizioni e le eventuali situazioni di abbandono scolastico e “coinvolgimento degli stessi in episodi pregiudizievoli in ragione dell’età”.
Il Viminale si aspetta di avere un quadro definito della situazione degli insediamenti entro due settimane. Nel frattempo si invitano i Prefetti a convocare i Comitati provinciali per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, i rappresentanti delle Regioni e i sindaci dei comuni interessati e gli altri soggetti istituzionali e non coinvolti a livello locale “per l’approfondimento delle singole situazioni”, e il “progressivo sgombero delle aree abusivamente occupate attraverso l’esecuzione delle ordinanze di demolizione e rimozione delle opere abusive”.
I “mirati interventi di sistema” e “l’organico e coordinato insieme di iniziative” volte a migliorare le condizioni di vivibilità dei contesti urbani, con ripercussioni sulla salubrità dell’ambiente, pur previsti dalla circolare, si riducono quindi ad un’unica successiva azione: l’allontanamento fisico della popolazione rom e la distruzione materiale degli insediamenti illegali.
Quanto alle conseguenze, dall’attenta descrizione delle azioni volte allo sgombero delle aree abusivamente occupate si passa alla più generica attivazione di “positive dinamiche di ricollocamento degli interessati“, la cui competenza è rimessa nelle mani delle amministrazioni locali. Nulla viene detto rispetto alle risorse o alle strutture individuate o da individuare per proporre fattibili soluzioni alternative.
E siccome, poi, il tema della sicurezza non può non richiamare il riferimento ai cittadini stranieri, la circolare si conclude con la richiesta di “verifica delle condizioni di regolarità di ingresso e permanenza sul territorio nazionale di eventuali stranieri presenti negli insediamenti da sgomberare, per la valutazione delle singole situazioni sotto il profilo delle disposizioni del Testo Unico in materia di immigrazione“.
A questo punto è legittimo interrogarsi.
Davvero censimenti etnici e sgomberi (che sono stati sino ad oggi per lo più forzati) offriranno la possibilità di far scomparire in modo definitivo i campi istituzionalizzati e le decine di insediamenti informali cosparsi nel paese? Davvero renderanno le nostre città “più sicure”?
La storia delle decine di sgomberi già effettuati nel corso degli anni, senza il coinvolgimento delle comunità Rom nella individuazione di percorsi alternativi di inclusione abitativa e sociale, non insegna niente?