“Agisco illegalmente, ma lo faccio per salvaguardare i diritti dei minori, dei migranti. È nostro dovere alzarsi in piedi quando le cose vanno male. Per questo io continuerò” così Cedric Herrou si è espresso di fronte al tribunale di Nizza lo scorso 4 gennaio. Una difesa che è un’ammissione di colpa di fronte alla legge e allo stesso tempo una dichiarazione d’innocenza sul piano della morale: “La mia inazione e il mio silenzio mi avrebbero reso complice di tutto questo dramma, e io non voglio esserlo”.
Il dramma a cui fa riferimento il 37enne francese è quello dei migranti che tentando di attraversare il confine italo francese vengono bloccati a Ventimiglia – come previsto dal Regolamento di Dublino. L’accusa per la quale è processato è di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”: la pena massima prevede 5 anni di reclusione e 30mila euro di sanzione economica.
Herrou fa il contadino a Breil sur Roya, un paese di duemila abitanti al confine con l’Italia. Dallo scorso marzo ha cominciato ad aiutare i migranti a passare il confine mostrando loro sentieri non controllati dalle forze dell’ordine, o andandoli a prendere in auto direttamente a Ventimiglia – per questo era già stato arrestato lo scorso agosto, come riporta Il Post –. Una volta in territorio francese fornisce cibo e ospitalità. I migranti, che inizialmente trovavano riparo sotto alcune tende nel giardino di casa di Herrou, da ottobre hanno occupato un villaggio vacanze in disuso – di proprietà della SNCF, la società ferroviaria francese –, con l’aiuto di Herrou ed altri attivisti.
Si conta che l’agricoltore francese abbia aiutato ad oggi circa duecento migranti, soprattutto eritrei e sudanesi, la maggior parte donne e minori. L’uomo è stato investito della solidarietà degli attivisti di tutto il mondo ed ha suscitato l’interesse dei media internazionali – ad esempio hanno scritto di lui il New York Times e il Guardian. Al contrario la stampa italiana ha ignorato quasi del tutto la notizia.
Il giudizio sul caso di Herrou è previsto per il 10 febbraio. Il procuratore che si occupa del caso, riconoscendo lo scopo umanitario del “reato”, ha chiesto per l’imputato otto mesi di carcere, a cui si potrebbe applicare la condizionale. Una misura già utilizzata in altri casi da diversi giudici, come sottolinea Il Post. Questa posizione lascia tutto, però, nelle mani del giudice, senza mettere in discussione la legge, secondo la quale Herrou dovrebbe essere giudicato colpevole, per sua stessa ammissione. Guardando alla realtà dei fatti, crediamo sarebbe molto più giusto cambiare la legge.
Anna Dotti