“Vi raccomandiamo di fare attenzione ai vostri oggetti di valore a casa e in strada, e agli stranieri che vi avvicinano”. Recita così il messaggio che l’8 febbraio il consolato Usa ha spedito ai cittadini statunitensi residenti a Milano, esortandoli a mantenere “un livello alto di vigilanza” e a prendere “le misure appropriate per aumentare la vostra sicurezza personale”.
A detta del consolato, il messaggio avrebbe origine da alcuni dati relativi alla criminalità, anche se il questore Luigi Savina sottolinea un calo dell’8% dei reati, a fronte, però, dell’aumento di quelli che chiama “i reati predatori”: scippi, borseggi e furti in abitazioni e negozi.
In seguito alla reazione del sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che si è detto “rammaricato e stupito”, è arrivato un chiarimento di Robert Palladino, funzionario del consolato: “Sinceramente, non siamo molto preoccupati”. Il console stesso ha precisato che “i diplomatici americani si sentono tranquilli a camminare per le vie del centro di Milano di notte con le proprio famiglie”. Gli ha fatto eco Pisapia: “Milano è una città sicura e tutti, milanesi, stranieri in genere e americani in particolare, possono stare tranquilli”.
A quali stranieri ci si riferisce? Anche a quelli nei confronti dei quali i cittadini statunitensi, stranieri anch’essi, dovrebbero fare attenzione?
Sicuramente, mosse diplomatiche a parte, gli effetti del messaggio del consolato non sono tardati ad arrivare. Se l’ex vicesindaco Riccardo De Corato chiede “il ritorno dei militari nelle strade”, il candidato leghista alle Lombardia Roberto Maroni scrive su twitter: “La Milano di Pisapia spaventa anche gli americani: troppi crimini. E Ambrosoli vuole pure dare il voto ai clandestini”, riferendosi alla proposta di Umberto Ambrosoli, suo avversario di centrosinistra, di dare il diritto di voto ai cittadini stranieri regolarmente presenti in Italia.
Ancora una volta, la campagna elettorale si fa sulla pelle di chi non ha voce: i cittadini stranieri. In questo caso, cavalcando la frase del Consolato statunitense, pericolosamente stigmatizzante.