“Siamo passati da 3 mila militari a 4.800 militari a presidio delle città, 1.800 per i siti sensibili, abbiamo raddoppiato il numero dei militari impegnati nella terra dei fuochi e altri 600 militari saranno utilizzati per l’Expo”. Lo ha annunciato qualche giorno fa il ministro dell’Interno Angelino Alfano, a margine dell’approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto legge n. 7, contenente le nuove misure antiterrorismo, entrato in vigore il 20 febbraio scorso e che dovrà essere convertito in legge dalle camere entro 60 giorni.
Il Ministro si è ben guardato dallo specificare come è finanziato questo dispiegamento supplementare di operatori delle forze dell’ordine.
Con quali fondi verrà “rafforzata e potenziata” l’operazione chiamata ‘Strade sicure’, il cui obiettivo è il controllo del territorio, il contrasto della criminalità e la vigilanza a siti e obiettivi sensibili, “anche in relazione alle straordinarie esigenze di sicurezza connesse alla realizzazione dell’Expo 2015”, come si legge nel decreto?
Sarà “autorizzata la spesa di 29.661.258,00 di euro per l’anno 2015. Al relativo onere si provvede – si legge sempre nel decreto – quanto a euro 14.830.629,00, mediante corrispondente riduzione della dotazione del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo”.
Ecco chiarito il dubbio: per trovare le risorse necessarie il governo attingerà al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo.
Un taglio “gravissimo”, come ha sottolineato il capogruppo di Sel alla Camera Arturo Scotto: “Non si combatte il terrorismo togliendo i soldi a chi deve costruire accoglienza ed integrazione”. Un taglio grave, sì, e perfettamente in linea con le politiche attuate finora, che alle strategie di inclusione e accoglienza sembrano prediligere misure di esclusione e controllo (per alcuni dati si veda il dossier I diritti non sono un costo).
Oltre all’aumento dei militari nelle strade il decreto prevede l’introduzione del reato di arruolamento all’estero con finalità terroristiche, con reclusione da 3 ai 6 anni per chi si unisce a organizzazioni o supporta i “foreign fighters”, e da 5 a 10 anni per chi si addestra individualmente all’uso di armi ed esplosivi. “Con un aggravante di pena per chi lo fa via web“, ha spiegato Alfano. Il decreto prevede infatti un intervento sulla rete: verrà stilata una black list dei siti inneggianti al terrorismo, che potranno anche essere oscurati.
Il provvedimento ha inoltre rafforzato i poteri dei prefetti sia in merito all’espulsione di cittadini stranieri considerati sospetti, sia per quanto riguarda il ritiro del passaporto e di documenti validi per l’espatrio. Stando a quanto dichiarato dal Viminale, ad oggi “sono state espulse 15 persone dall’Italia perché sospettate di terrorismo”. Un altro punto importante è l’istituzione della “procura nazionale antiterrorismo, come prosecuzione della procura nazionale antimafia”: “l’Italia non aveva una struttura di coordinamento centrale per quanto riguarda l’attività antiterrorismo – ha sottolineato il ministro della giustizia Andrea Orlando – e la avrà. Non abbiamo creato una nuova entità, ci sarà una procura antimafia nazionale e antiterrorismo”.
Prevista inoltre “la possibilità per il personale dei servizi di poter deporre nei processi mantenendo segreta la reale identità personale”, e “di effettuare, con autorizzazione dell’autorità giudiziaria, colloqui con soggetti detenuti o internati”.
E’ stata infine approvata la proroga delle missioni internazionali, tra le quali “ce n’è una importante contro l’Isis, in Iraq”, come ha evidenziato il ministro della Difesa Roberta Pinotti, specificando: “Abbiamo deciso di impegnarci con 280 addestratori e 80 consiglieri militari e amministratori. Siamo poi presenti con mezzi aerei e in tutto sono più di 500 le presenze, tra forze terrestri e forze dell’Aeronautica”. Un’operazione per cui “a decorrere dal 1° gennaio 2015 e fino al 30 settembre 2015 è autorizzata la spesa di 132.782.371 di euro”.