“Il rispetto del diritto qui non lo vediamo”. Lo affermano in un video i migranti presenti nel Cara di Castelnuovo di Porto (Roma). E non potrebbe essere più esplicita, nella sua sinteticità, la descrizione della situazione in cui versa il Centro per richiedenti asilo, situato nell’ex area industriale, a 7 chilometri dal centro abitato di Capena.
Colpito dal nubifragio che pochi giorni fa (31 gennaio) si è abbattuto violentemente su Roma, la struttura versa ancora in una situazione intollerabile.
Il piano terra è ancora completamente allagato, perciò le persone sono stipate al primo piano. Manca l’acqua corrente, e dai rubinetti esce fango. Non c’è luce.
A quattro giorni dal nubifragio, i soccorsi sono arrivati, ma hanno portato in salvo solo 15 persone. Su 800 presenti nel centro, che per chiedere aiuto hanno telefonato al Coordinamento di lotta per la casa, lamentando una totale mancanza di assistenza. “Uno dei lavoratori ha avuto un incedente, sono venuti con l’elicottero a prenderlo, ma a noi con tanti bambini ci hanno lasciati soli”, dichiarano i migranti in un video diffuso dal Coordinamento. L’incidente a cui fanno riferimento è quello di un operatore del centro, in gravi condizioni dopo essere stato folgorato da una scarica elettrica innescata da un corto circuito all’interno del suo ufficio allagato. Un fatto che evidenzia la pericolosità della situazione in cui si trovano le persone nella struttura.
Il Coordinamento punta il dito sulle responsabilità delle istituzioni: “La polizia impedisce alle persone «normali» di avvicinarsi, adducendo quelle stesse ragioni di «pericolo» che dovrebbero essere alla base di un’evacuazione immediata. [..] Anche il prefetto Pecoraro non ha speso una sola parola, né fatto nulla per affrontare l’emergenza. Una circostanza gravissima se si considera che la gestione del CARA ricade sotto la diretta responsabilità della Prefettura che, del CARA, è anche «ente appaltante»”.
Un appalto che è stato affidato alla società francese Gepsa, che “nel momento dell’emergenza, ha dimostrato che non c’era alcun piano di evacuazione della struttura, e tutto è stato lasciato al «si salvi chi può»”, afferma il Coordinamento.
Anche la consigliera regionale del Gruppo per il Lazio Marta Bonafoni interviene sulla vicenda, sottolineando la prevedibilità della situazione: “Il Cara di Castelnuovo di Porto sorge in una piana vicinissima al Tevere ed è destinato ad allagarsi ad ogni aumento di acqua”. Secondo Bonafoni “L’alluvione è stata una catastrofe per tutta la nostra regione ed ha toccato gangli vitali come l’agricoltura, i trasporti oltre che la stabilità di intere aree. Non è pero accettabile che nella sciagura ci siano cittadini più sciagurati di altri come gli uomini e le donne del Cara. Anche in questo – prosegue la consigliera – la Regione e la sua nuova maggioranza devono dare segnali di discontinuità. In questa direzione un passaggio importante è rappresentato dall’arrivo al voto giovedì prossimo in Commissione Politiche Sociali alla Pisana della legge sull’istituzione del Garante dei diritti dei rifugiati. Una figura che si occuperà anche di supervisionare le strutture destinate ad accogliere i rifugiati e i richiedenti asilo della nostra Regione, accertando la loro idoneità e la loro rispondenza a tutti gli standard, di legalità e civiltà. Un importante collegamento tra le istituzioni e i centri che potrà scongiurare casi di silenzio assordante come quello del Cara di Castelnuovo di Porto”.
Questo il video con le testimonianze di richiedenti asilo, realizzato e diffuso dal Coordinamento cittadino di lotta per la casa.
Qui e qui alcuni video della situazione al Cara, segnalati anche questi dal Coordinamento cittadino.