La situazione è sotto gli occhi di tutti da anni. Eppure la si nota sempre all’ultimo minuto, quando è già troppo tardi per organizzare una degna accoglienza. Oltre 50 baracche di legno e lamiera senza acqua corrente né energia elettrica e in pessime condizioni igienico-sanitarie. Insediamenti abusivi su terreni di proprietà privata. Non è una novità: è la puntuale “emergenza braccianti” che si ripropone ogni anno, nello stesso periodo, in una delle zone del Siracusano più esposta al fenomeno del caporalato. Dopo la scoperta da parte delle forze dell’ordine e il sopralluogo fatto anche con l’assessorato alle Politiche ambientali, la baraccopoli è rimasta ancora dov’era. E le soluzioni alternative tardano ad arrivare. Così, da molti anni quella resta l’unica soluzione abitativa possibile per i migranti stagionali, che portano avanti gran parte del sistema della raccolta agricola nei campi. E mentre fra Comune di Siracusa, prefettura, diverse forze dell’ordine, Azienda provinciale sanitaria, ispettorato del lavoro, si gioca a scaricabarile, la situazione resta immobile. Qui di seguito il comunicato stampa della Rete Antirazzista Catanese.
Come ogni anno, da aprile a giugno, in occasione della raccolta delle patate, ai circa 5.000 residenti a Cassibile si aggiungono numerose centinaia di migranti, per lo più di origine marocchina e sudanese; questi giungono nella frazione siracusana, dopo aver terminato altre raccolte in Italia: una vera transumanza del lavoro migrante nelle campagne. Anche quest’anno, come nelle 3 stagioni passate, la latitanza delle istituzioni locali è totale nell’approntare un minimo d’accoglienza per le centinaia di lavoratori stagionali che vengono super sfruttati dai caporali e dai proprietari terrieri, che evadono i contributi, ricorrendo alla manodopera in nero. Quest’anno la produzione delle patate è notevolmente aumentata, come pure la presenza dei migranti, quasi raddoppiata rispetto agli ultimi anni. All’inizio di maggio sono aumentati i controlli delle forze dell’ordine, che hanno “scoperto” i casolari abbandonati (da quasi 10 anni!) di contrada Stradicò, che hanno portato all’identificazione ed alla denuncia di 79 migranti per “invasione di terreni”; come al solito lo stato riesce a dimostrare la sua forza solo con i deboli, peccato che sia quasi sempre debole con i forti. La presenza stanziale di una comunità marocchina (circa 300) rende più semplice il “primo impatto” per chi proviene dal Maghreb. Per questi ultimi è infatti possibile affittare stanze nel centro abitato. Per gli altri (Sudanesi, Somali, Eritrei, Nigeriani) invece non esistono più neanche le tendopoli gestite negli anni scorsi dalla Protezione civile o dalle Misericordie, che accoglievano almeno 140/150 migranti. Così i migranti sono costretti a trovare rifugio- privi di acqua, luce e servizi igienici- nei casolari di campagna abbandonati e diroccati o in tende di fortuna. La stragrande maggioranza dei migranti che arrivano a Cassibile è regolare con il permesso di soggiorno – rifugiati, richiedenti asilo, protezione umanitaria, in regola con il PDS, in attesa di rinnovo – ma, non essendo riconosciuto a loro il diritto di lavorare nel rispetto delle norme contrattuali, viene spinta verso il lavoro irregolare con il rischio di perdere il permesso di soggiorno, grazie a vergognose leggi razziali come la Bossi-Fini ed il “pacchetto sicurezza”. Teoricamente l’assunzione di manodopera dovrebbe essere eseguita tramite gli uffici preposti, il salario orario netto dovrebbe essere di 6 euro e venti, sei ore e trenta minuti la giornata lavorativa, spese logistiche, di trasporto e materiale di lavoro (scarpe antinfortunistiche, guanti) a carico del datore di lavoro. Ma nella pratica il collocamento è sostanzialmente in mano ai “caporali” e ai subcaporali, in base alle varie etnie; costoro gestiscono anche i trasporti (da 3 a 5 euro il costo) e impongono salari differenziati: chi viene dal Maghreb percepisce 35 euro al giorno e gli altri 30 o ancora meno. Gli orari sono “flessibili”, se vuoi lavorare devi comunque essere in grado di riempire quotidianamente almeno 100 cassette, ognuna del peso di 20/22 chili .
Perché non si controllano a monte le aziende che beneficiano del “servizio” svolto per loro conto dai caporali? Perché ci si accanisce contro i migranti, criminalizzandoli, quando invece ci sono non poche ditte locali e non solo, che evadono i contributi ed ingrassano i caporali? Le istituzioni preposte sanno intervenire solo in senso repressivo contro i migranti?
Purtroppo oramai il senso delle parole è capovolto, si criminalizzano le vittime e non i carnefici e le forze apertamente razziste fanno il pieno di voti, la Solidarietà (vedi Ong delle navi umanitarie) viene considerata oramai un reato . Facciamo appello a tutto l’associazionismo antirazzista ed al sindacalismo conflittuale siracusano e regionale a non rimuovere questa drammatica realtà. E’ drammatico che ciò si ripeta in una terra dove proprio 50 anni fa ci furono eroiche lotte bracciantili ( che costarono la vita ad Angelo Sigona ed a Giuseppe Scibilia) che riuscirono a debellare a livello nazionale le piaghe delle gabbie salariali e del caporalato.
La storia siciliana ce l’ha insegnato Emigrare non è reato. Solidarietà con gli immigrati, Unità di tutti gli sfruttati!